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L’immagine con cui si apre
questa slide, rappresenta la realtà che andiamo ad illustrare: un Istituto
all’avanguardia in un quartiere sostanzialmente povero di istanze culturali, per
un futuro all’insegna della condivisione e dell’azione, in un mondo inclusivo di
ogni diversità.
Sono passati molti anni dal 1981; anno internazionale del “portatore di
handicap”, che vide a Foggia la nascita dell’ASSORI. Fondatori, genitori di
bambini handicappati e genitori di bambini normodotati, con un credo comune:
promuovere la nascita di una sana società, a misura di ogni diversità.
Sono gli anni degli interrogativi, della ricerca e della sperimentazione di
progetti didattici ed educativi-innovativi. Il tutto in una sfera di
coinvolgimento emotivo talmente forte, da fare emergere ed unire, in sinergica
azione, tante individualità che nel silenzio operavano da tempo per una qualità
di vita migliore, a favore dell’handicap.
Le prime attività che vedono insieme normodotati e portatori di handicap,
genitori e volontari, riguardano lo sport, la musica e l’espressività, con la
certezza di un’osmosi possibile, nella convinzione che, se l’eterogeneità è la
realtà del mondo, la didattica in tale direzione non solo è praticabile, ma è la
base della vera educazione.

Volontari e simpatizzanti
dell’Assori, pertanto, sempre più numerosi e presenti nella scuola di Foggia, di
ogni ordine e grado, s’impegnano a diffondere e praticare la cultura
dell’attenzione all’handicap, visto per la prima volta come risorsa da
valorizzare in una società che si connota come civile.
Intanto un impianto natatorio, voluto tenacemente dal Dott. Costanzo Mastrangelo,
subentrato al Dott. Dino Curatolo, alla presidenza dell’Assori, perché
trasferito a Roma, dava vita a un vivaio di energie sportive, capaci di
gareggiare a livello nazionale per primati, prima ritenuti impensabili.
Lo sport, realtà per l’integrazione, diventa motore di ricerca e veicolo per
tante individualità, di affermare la propria fisicità, nella gioiosa
condivisione di uno spazio vitale per tutti.
Lo sport non fa differenza, come giustamente sottolinea Luca Pancaldi;
presidente del CIP (Comitato Italiano Paraolimpico): il disabile ha occasione di
interagire con altre persone, per esprimere la sua voglia di vivere, gode della
possibilità di far parte di un gruppo e si impegna per dare il meglio di sé. La
sua fisicità messa alla prova giorno, per giorno, diventa energica presenza di
sé, nel mondo accanto a chi, impara a cogliere la sua specificità e se ne
arricchisce.

Il nuoto sincronizzato,
un’ulteriore sfida dell’Assori, rende visibile l’integrazione sociale con il
superamento dell’handicap e pone le basi di una nuova possibilità di riscatto,
da offrire come modello addirittura sul palcoscenico internazionale, dal
Portogallo al Giappone, dall’Inghilterra al Messico.
A poco, a poco, si abbattono i pregiudizi di una società, che per troppo tempo
ha considerato la disabilità un problema esclusivo, di chi la viveva e non ha
capito il senso di travaglio delle famiglie impotenti a dare “da sole” dignità
al loro dolore.
Solo “insieme” si può infatti abbattere il muro della solitudine, condividendo
le lacerazioni delle ferite e le gioie delle conquiste in un cammino difficile,
certo non impossibile, se il sogno non è di pochi, ma diventa di tutti.
La scuola così diventa il luogo privilegiato per forgiare piccoli cittadini
attivi, capaci di stare accanto alla disabilità, per tutelarla e crescere con la
consapevolezza che basta poco per realizzare sogni e aspettative comuni, purché
si tentino “insieme” percorsi nuovi e possibili.

Ed ecco che nel 2005 la
Regione Puglia riconosce l’ASSORI come ente di formazione. Il Settore Cultura,
che ha promosso tanti corsi di specializzazione per il sostegno, per creare
figure professionali qualificate e capaci di realizzare l’inclusione, diventa il
crocevia di persone con aspirazioni da realizzare e delusioni che attendono di
essere confortate e superate, grazie al grande laboratorio di risorse umane, che
è diventata ormai l’Assori, dove chi entra viene contaminato dal desiderio di
adoperarsi personalmente, per realizzare le pari opportunità per tutti.
Quale la realtà odierna dell’Assori?
Una scuola inclusiva, che dal Nido, alla Scuola Primaria, utilizza la piscina e
la palestra come campi di esperienza, per la conoscenza del sé e dell’altro,
come essere unico, insostituibile e inimitabile, in un percorso ricco di
stimoli, che conduce al pensiero nella gioiosa consapevolezza delle proprie
potenzialità, arricchita dagli strumenti multimediali a disposizione.
I bambini e le bambine in difficoltà non hanno bisogno di progetti
differenziati, in quanto le singole attività sono svolte secondo i tempi dei
singoli soggetti; in una scuola improntata alla relazione costruttivista tra
educatore ed educando, capace di realizzare livelli di apprendimento per le
singole individualità, a prescindere dai suoi limiti.

La valorizzazione delle
specificità di ciascuno, la progettazione di itinerari formativi opportunamente
diversificati diventano garanzia di uguaglianza sostanziale dei risultati per i
più piccoli ed impalcatura emotiva e mentale per i più grandi, in un contesto
scolastico che vede la relazione come premessa fondante di un nuovo iter
pedagogico.
Se l’educatore saprà infatti interrogarsi sulle strategie migliori per
ottimizzare tempi e risultati, ogni bambino potrà approdare ai traguardi a lui
congeniali, realizzando i prerequisiti necessari per conseguire l’autonomia
cognitiva e comportamentale richiesta dalla scuola primaria.
E i genitori vanno accompagnati a riconoscere i bisogni reali e le potenzialità
vere dei propri figli, per tutelare la loro naturale curiosità, il piacere della
conoscenza e il gusto delle sfide quotidiane, che impareranno giorno, dopo
giorno, a praticare, partendo da ciò che sono, nella piena consapevolezza della
loro forza.
Insieme, genitori e docenti potranno collaborare per formare bambini e bambine
consapevoli delle proprie afferenze, vissute non come limite all’espressione di
sé e alla relazione con il mondo, bensì come ricchezza della propria unicità.

Una scuola siffatta è in
piena adesione alla teoria costruttivista, che riconosce il bambino; soggetto
attivo in grado di “fare” e “riflettere”, su ciò che sta facendo e capace di
riconoscere l’azione e trasformarla in strategia di apprendimento.
E il bambino con disabilità? Vive il mondo scuola con la gioia di appartenervi,
condividendo laboratori e percorsi comuni possibili e praticabili, grazie alla
formazione di tutti i docenti, curriculari e di sostegno, capaci di creare
sinergie educative ad ampio raggio, per realizzare il bene comune e
salvaguardare i bisogni delle nuove generazioni, stimolati eccessivamente da una
società mediatica, ove vige l’apparenza, l’effimero in un susseguirsi di
stimoli-risposte, che si esauriscono nell’attimo e non costruiscono tasselli di
impalcature emotive e mentali, capaci di elaborare la complessità del pensiero.
Così diventa inesauribile la costruzione di spazi nuovi per laboratori sempre
più strutturati ed inclusivi, ove i bambini con disabilità possono crescere in
armonia con i loro pari, guidati da maestre educate a uno “sguardo” e ad una
“cura” speciale.

Ateliers, ludoteca
sperimentale, come “l’Officina del Gioco, che non c’è” con “Supermaestre”
efficienti e dedite alla continua sperimentazione del possibile, legato ai
bisogni emergenti di ogni bambino e, perché no, a quelli dei loro genitori, per
dare loro l’opportunità di vivere momenti di coppia e fortificare il sodalizio,
garantendo tempo libero a loro e tutela sicura ai bambini. Tutte queste realtà
convivono con i progetti dei ragazzi adulti con disabilità: il pastificio per
chi sa impastare, un bar per chi sa servire, un atelier delle bomboniere per chi
sa confezionare, o dipingere, un giardino per chi sa curare le piante,
teatro-danza per tutti quelli che conoscono il proprio corpo e le proprie
risorse e tante altre attività per vivere in allegria lo spazio di una
cittadella, costruita anno, dopo anno, per dare visibilità a ogni diversità e
promuovere l’inclusione in una prospettiva sociale, ormai sempre più praticabile
e possibile.
Questa è l’Assori a Foggia: un faro che illumina l’orizzonte di futuro, a misura
di ogni diversità, grazie a Supermaestre come Lucia, Maria Adele, Donatella,
Giulia, Valentina, Raffaella, Marianna e a geni del fumetto, come Giuseppe,
contagiato dalla loro voglia di agire e di essere, per educare i bambini a una
pratica di comunicazione e rappresentazione mentale, molto stimolante e
innovativa.
A cura di:
Nimue