
Il film racconta
l’incontro e la convivenza forzata, per mancanza di soldi, di tre uomini di
mezza età, Fulvio, Domenico e Ulisse. Ulisse (Verdone), ex produttore
discografico di successo, vive nel retro del suo negozio di vinili e di cimeli
dei Doors. La figlia, Agnese, vive a Parigi con la madre. Domenico (Giallini),
in passato ricco imprenditore, è oggi un agente immobiliare che dorme sulla
barca di un amico e, per mantenere ben due famiglie, fa il gigolo con le signore
di una certa età. Fulvio (Favino), ex critico cinematografico declassato a
cronista di gossip dopo una scappatina con la moglie del capo, vive presso un
convitto di religiose. Anche lui ha una bambina, di tre anni, che non vede mai.
Ulisse, Fulvio e Domenico vivono storie parallele, accomunate dalle stesse
difficoltà economiche: quasi tutto il loro stipendio viene, infatti, versato in
alimenti alle ex mogli. I tre si trovano a vivere sotto uno stesso tetto, per
condividere una casa e ripartire le spese a duecentocinquanta euro al mese a
testa. Le personalità più tranquille di Ulisse e Fulvio devono così scontrarsi
con l’esuberanza truffaldina di Domenico, un “cialtrone trascinante”, come l’ha
definito Verdone.

Molti sono nel film
i riferimenti alla miglior stagione della nostra commedia di Risi, Monicelli,
Comencini e Sordi. Come attore si dirige benissimo, senza mai esagerare, gli
altri due alleati sono perfetti nella messinscena sociologica ed anche
patologica dell’uomo in crisi di mezza età. Si ride amaramente alla gag di
Verdone, costretto a farsi la doccia nel lavandino nel retrobottega e che si
lancia in uno spericolato spogliarello, quando apprende che l’appartamento che
sta visitando ha l’acqua calda. Ma quando poco dopo ci si accorge che in tre a
fine mese non si riesce a trovare un euro per fare benzina, la risata si smorza
in gola e fa riflettere sulle difficoltà economiche. Micaela Ramazzotti
un’improbabile cardiologa in difficoltà affettive, abbandonata dal più maturo
fidanzato e in preda ad una crisi di nervi, che sembra una Vitti del Duemila,
non quella misteriosa di Antonioni, ma quella comica che piange e si dispera,
sempre per colpa degli uomini. Di una comicità non banale ma che fa riflettere
su una tema d’attualità, il rapporto dei padri separati con le loro famiglie,
attento ai mutamenti psico-sociali contemporanei, certo non è un film
neorealista su queste problematiche, ma si rivela essere uno spaccato molto
divertente e sincero delle odierne difficoltà economiche.

Un film da consigliare,
davvero irresistibile. Verdone ha inanellato una serie di film molto validi, da
“Compagni di scuola”, a “Al lupo al lupo”, “Maledetto il giorno che t’ho
incontrato”, “Io loro e Lara” e naturalmente quest’ultimo “Posti in piedi in
paradiso”.