
Una sera di primavera sono
caduta dalle scale esterne della mia casa di montagna. La caviglia sinistra è
ceduta completamente e il piede destro ha riportato una frattura composta. Il
tutto è accaduto in pochi attimi e in così breve tempo è incredibile come il tuo
sorriso possa cambiare improvvisamente vestito. Una volta distesa a terra, il
dolore fisico era talmente forte che quasi temevo lo svenimento. La sensazione
era quella infantile, nonostante la mia ormai collaudata soglia del dolore, il
primo istinto è stato quello di urlare e piangere. Ovviamente non me lo potevo
permettere, c'era gente intorno e non volevo dimostrare la mia parte più
fragile. Non so con quale forza mi sono risollevata da terra, ho risalito le
scale appoggiandomi silenziosa allo scorrimano arrugginito, piano e con molta
attenzione, visto che negli arti inferiori la forza era ormai inesistente. Il
contatto con il dolore é qualcosa di veramente forte, che ti obbliga al pensiero
costante di quanto piccola cosa siamo noi, razza intelligente, studiosa,
costruttiva, quanto poco può durare un sorriso, o uno stato d’estasi in una
stupenda giornata di sole, immaginando disegni piacevoli che ti rallegrano
l’anima e quanto possa essere la stessa voglia, prima della caduta, di stare
sola con te stessa e la natura e dopo in compagnia di quel filo sottile che si
insinua nella mente al pensiero che tu possa esserti fatta veramente male.

Per fortuna che i lividi,
anche i più colorati, prima, o poi se ne vanno e la pelle torna a riprendere il
suo colore naturale; dopo il temporale torna il sereno, così é quasi sempre, ma
intanto il tempo trascorre, gli anni passano e ciò che eri e che riuscivi a fare
prima nella normalità, ti appare ora come qualcosa di assolutamente
irraggiungibile. Le paure giustamente motivate, il dolore che si ripresenta
spesso, specialmente dopo un'intensa giornata di lavoro fisico, o nei giorni di
freddo e umidità, sono soltanto alcuni degli handicap che sei costretta a
portarti dietro, malgrado continuino a ripeterti: "Non ti preoccupare, guarirai
definitivamente, devi solo avere pazienza e perseveranza!". In fondo il peggio è
passato, l'intervento chirurgico è riuscito... Come se ciò bastasse..! E poi ti
chiedi:" Perché proprio a me? Perché proprio io?...".

E, forse alla fine, il
dolore più grande è quello dell’anima, che persiste, perché uno sconvolgimento
fisico, non è solo fisico, ma racchiude in sé anche delle forti ripercussioni a
livello psicologico eppure, malgrado tutto... io trovo la forza di resistere e
di essere ancora qua!