
La coppia Antonio Rezza-
Flavia Mastrella chiude il 2010 presentando la loro antologia formata dalle
ultime cinque opere teatrali in ordine cronologico. “Pitecus, Bahumut,
Fotofinish, Io, 7-14-21-28”, in scena a dicembre, a Roma al Teatro Vascello, è
un regalo unico per chi ama la comicità.
Nell'habitat appositamente realizzato da Flavia Mastrella, Rezza offre anima e
corpo. Sono spettacoli dove esiste un succedersi di "azioni teatrali", il corpo
e la voce diventano strumenti modulabili, la trama è solo un espediente per la
messa in scena. Fotofinish è un’opera teatrale del 2004, ho avuto il piacere di
assistere alla rappresentazione al Teatro Vascello. La rappresentazione diviene
teatro totale artaudiano.

E’ la storia di un uomo
che si fotografa per sentirsi meno solo. Apre così uno studio, dove s’immortala
fingendosi ora cliente, ora fotografo esperto. E grazie alla moltiplicazione
della sua immagine, arriva a credersi un politico che parla alla folla, una
folla che non c’è, ma che lo galvanizza come tutte le cose che non avremo mai.
Tra un comizio e l’altro arriva a proclamarsi costruttore di ospedali ambulanti
che si spostano direttamente nelle case dei malati. E all’interno di questi
ospedali c’è sempre lui: sotto le vesti del primario, sotto quelle del degente e
sotto quelle delle suore, che sostituiscono la medicina con gli strumenti della
fede. Ben presto, grazie all’inflazione della sua immagine, è convinto di non
essere più solo. E continua nelle sue scorribande politiche delegando se stesso
alla cultura, per costruire impossibili cinema, dove l’erotismo differisce dalla
pornografia solo per qualche traccia labile di dialogo.

E ipotizza incendi e
sciagure, immagina uscite di sicurezza per portare in salvo lo spettatore medio,
che lui stesso rappresenta. Di tanto, in tanto, torna dal fotografo che è per
costringersi a scattarsi nuove foto. E impazzisce a poco, a poco, ma mai
completamente. Nel pieno del suo delirio auto presenzialista arriva a farsi
donna con tutta la sua nudità camuffata; e a farsi uomo, pensandosi ora l’una ed
ora l’altro, immaginando di uscirsi insieme per rientrarsi accanto. E come
politico sblocca ogni piano regolatore per regalarsi una casa ambulante, come
gli ospedali, come la disperazione di chi tenta di imbrogliar se stesso.

E solo quando è costretto
a mettere un cane a difesa della sua abitazione capisce di esser solo e di
essere lui quel cane posto a tutela della proprietà. Ma con un colpo di coda
inaspettato torna da cane a politico e accusa gli elettori di non aver capito.
Di non aver capito che nulla è mai esistito. L’unica cosa che esisteva era la
sua solitudine. Che non può essere fotografata perché la solitudine è l’assenza
di chi non ti è vicino.