
Molti anni fa si parlava
di corsa all’oro, oggi sempre più frequentemente si parla di corsa alla terra e
specificatamente di terre coltivabili ad opera di arabi ricchi, angosciati da
una paura profonda, quella di non avere più cibo.
E’ da tanto che gli arabi ricchi di dollari e di petrolio sono preoccupati,
perché dipendono troppo dall’importazione di beni alimentari. Infatti, sebbene
posseggano tanto petrolio, sono poveri di terra da coltivare, per di più è
accaduto che i prezzi di riso e frumento oscillino in continuazione e salgano
sempre di più e soddisfare le esigenze di un popolo ricco in continua crescita
diventa difficile.

Per arginare il problema, non volendo più importare ulteriormente derrate
alimentari, si sta già pensando di trovare nuove terre da coltivare,
tralasciando la possibilità di inventare delle nuove tecniche per aumentare la
produttività delle terre già possedute. Le terre coltivabili sul pianeta sono
per la maggior parte già sfruttate, restano incolte vaste porzioni di terreno
(escluse le foreste e gli ecosistemi fragili), situati in maggior parte in
Africa e precisamente nella savana guineana, compresa tra il Senegal, Etiopia,
Angola, Congo ecc... circa 25 paesi africani.
Ed ecco allora la nascita di un progetto saudita, che vede l’investimento di
circa 250 milioni di dollari, che prevede la spesa concentrata in Sudan ed
Etiopia.
