
Il caso Cetraro è
chiuso,si è tirato un sospiro di sollievo alla notizia che la nave dei veleni
era in realtà un piroscafo affondato dai tedeschi durante la prima guerra
mondiale, lo ha annunciato il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Il
procuratore nazionale antimafia Piero Grasso afferma:”Il caso Cetraro è chiuso
ma il caso-mare di Calabria no. Non bisogna abbassare la guardia”.
A parte il grande allarmismo emerso dalle affermazioni del pentito, ex boss
della 'ndrangheta, Francesco Fonti, sull’affondamento delle “navi dei veleni”
nei mari calabresi, rimangono numerosi problemi d’inquinamento nel territorio
calabrese com’è emerso anche dall’ultima manifestazione nazionale tenutasi ad
Amantea il 24/10/2009.

La Calabria è afflitta
dalla piaga dei rifiuti tossici,infatti, sarebbero presenti elevate quantità di
"rifiuti insabbiati" e rifiuti a “cielo aperto”, costo degli interessi della
ndrangheta, delle istituzioni e dell’imprenditoria. Di seguito riportero’ le
maggiori emergenze-inquinamento. A Crotone lavora una fabbrica chimica dei
veleni, il caso si è aperto dopo malattie che hanno colpito inspiegabilmente dei
bimbi. Si contano ben venticinque siti inquinati dai rifiuti della Pertusola
(fabbrica di zinco), ancora in attività. Edifici scolastici e di altro tipo sono
stati costruiti con e sui rifiuti tossici provenienti da questa fabbrica e la
popolazione è a rischio tumori e leucemie. Sarebbero, infatti,
trecentocinquantamila le tonnellate di scorie tossiche composte prevalentemente
da zinco, piombo, germanio, indio, mercurio e arsenico, derivanti dalla
produzione dell'ex fabbrica di zinco che sono state riciclate come materiale da
costruzione e utilizzate per lavori di realizzazione di edifici pubblici e
privati.

I reati ipotizzati sono
disastro ambientale, avvelenamento delle acque e violazioni in materia di
smaltimento di rifiuti tossici. In questi giorni è stata definita la gara di
appalto ed i lavori di demolizione dell'ex fabbrica dovrebbero iniziare prima
della fine dell'anno. Torniamo ad Amantea: "Si può confermare l'esistenza di un
eccesso statisticamente significativo di mortalità nell'area del distretto
sanitario di Amantea rispetto al restante territorio regionale" è il risultato
della perizia, effettuata dal dottor Giacomino Brancati, venne richiesta dal
procuratore di Paola Bruno Giordano, sono sotto accusa le acque del fiume Oliva,
nel bacino del quale nell’agosto 2008 è stata rinvenuta una cava dismessa che
risulterebbe fortemente contaminata da sostanze radioattive. Qualche mese prima,
gli stessi tecnici che avevano rilevato le radiazioni nella cava, avevano
scoperto un sarcofago di cemento lungo oltre cento metri vicino alla briglia del
fiume Oliva. Dopo aver svolto le pratiche di carotaggio, all’interno sono stati
prelevati campioni di mercurio e di altri resti dell’industria chimica. Una
situazione ambientale agghiacciante e mortifera, alla quale si aggiunge ora
l’allarme sanitario.

A Praia a Mare e nella
fabbrica della morte Marlane sono state accertate 54 morti per tumore ed altri
40 operai sono stati affetti da diverse forme di tumori, mentre nelle vicinanze
della fabbrica, al centro del paese, sono stati rinvenuti rifiuti tossici
sotterrati. Queste sono le funeste notizie che accompagnano la storia della
fabbrica Marlane di Praia a Mare, ora in gran misura dismessa. La lunga catena
di morti, definite bianche, sono state causate con molta probabilità,
dall'impiego di sostanze utilizzate nel ciclo di lavorazione. Le indagini della
procura di Paola hanno infatti accertato che : «L'azienda ¬ avrebbero accertato
i consulenti di parte - nella lavorazione del prodotto tessile ha utilizzato
sostanze coloranti di tipo cancerogeno; all'interno dello stabilimento non
esistevano pareti divisorie tra i vari reparti, e tutte le lavorazioni si
svolgevano in un unico ambiente; le sostanze tossiche utilizzate nel ciclo di
lavorazione si diffondevano dal reparto tintoria agli altri reparti a causa
della mancata separazione delle lavorazioni con barriere divisorie; da parte
dell'azienda si era concretizzata l'assoluta inosservanza degli obblighi
previsti dalle normative esistenti in materia di tutela della salute dei
lavoratori".

Ci sono, insomma, dubbi
sulla periodicità delle visite mediche, sulle attenzioni riservate alla
prevenzione dei rischi, anche da utilizzo di ''ammine aromatiche”. Sotto il
cartello di ingresso a Praia a Mare si possono leggere le parole di Alessandro
Sortino,operaio alla Marlane: " Queste sono cose che succedono in America, qui
siamo in Calabria, a Praia a Mare !". Senza nulla togliere alle infinite
bellezze del territorio calabrese.