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ITINERARI TURISTICI
ROVIGO, IL POLESINE E IL DELTA DEL PO
PRIMA PARTE
L’itinerario che ci apprestiamo ad affrontare ci porta in una terra fatta di stagni e canneti dove gli uccelli migratori sostano e nidificano, grazie alla straordinaria ricchezza biologica degli ambienti palustri e dove i pesci e i molluschi delle specie più svariate si riproducono in gran quantità, terra di pesca nelle valli e nei canali, terra ricca e fertile, quasi nera, nei campi bonificati.
Siamo nel Polesine, che resta ancora uno degli ambienti naturali più straordinari e affascinanti d’Europa e questo itinerario purtroppo rende solo in piccola parte il fascino dei luoghi e l’atmosfera surreale che avvolge il visitatore; solo con la barca si potrebbe veramente apprezzare la bellezza e la misteriosità delle valli del Po, ma non è il nostro caso e quindi ci comporteremo come al solito da turisti classici. |
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Rovigo sarà il nostro punto di partenza, per dirigersi poi a Lendinara, Badia e Fratta Polesine, Adria, Contarina, Rosolina mare, Porto Tolle, Porto Levante, Bonelli e Scardovari, attraverso una campagna incredibilmente piatta e la straordinaria suggestione del delta del Po. |
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Rovigo, antica città medievale con il nome di Rhodigium, fu un castello di importanza strategica, centro di attrazione degli interessi dei vescovi e degli Estensi, finché nel 1482 passò sotto la protezione di Venezia. Di questo periodo rimangono le torri pendenti, Torre Donà e Torre Mozza, |
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quest’ultima chiamata così per la sua cima tronca. |
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Definita dall’Ariosto “la terra in cui produr di rose / le diè piacevol nome in greche voci”, da cui forse derivò il nome da rhodon (in greco, rose), Rovigo (m 7) è allo stesso tempo centro urbano e agricolo, grazie alla sua posizione nella fertile Pianura Padana. |
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Da un punto di vista urbanistico e architettonico è interessante senza dubbio da vedere la piazza Vittorio Emanuele II, sin dal Medioevo luogo d’incontro cittadino; |
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al centro si trova la colonna in pietra d’Istria (1519) con il leone di S. Marco di Natale Sanavio scolpito nel 1581, e posto in cima a sostituzione dell’originario abbattuto alla fine del ‘700. |
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Si affaccia sulla piazza il rosso Palazzo del Municipio (già Loggia dei Notai) del sec. XVI con portici e loggia, che porta nella nicchia centrale una Madonna col Bambino della fine del ‘500, |
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affiancato dalla Torre dell’Orologio (XVIII sec.), |
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e su via Laureti, dal Palazzo Roncale con portico e ampie arcate, opera di Michele Sanmicheli nel Cinquecento. |
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Sul lato nord-est, ben conservato nel portico, il restaurato Palazzo Roverella (1474) accoglie le pinacoteche dell’Accademia dei Concordi, tra le più belle del Veneto. |
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Di interesse artistico sono anche le belle chiese della città, come il Duomo, già esistente nel X secolo e in vari tempi modificato, intitolato a Santo Stefano papa, nel cui interno spiccano la cinquecentesca Risurrezione e i SS. Battista e Girolamo, un affresco della Madonna (XV sec.) e una tela che raffigura Cristo Risorto coi SS. Bellino e Stefano papa di Palma il Giovane; |
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la romanico - gotica chiesa di S. Francesco |
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e la chiesa della Beata Vergine del Soccorso, detta “La Rotonda” per la sua pianta ottagonale, cinta da un portico e con l’imponente campanile (m 57), rivestita all’interno di dipinti veneti del ‘600. |
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Interessante da vedere è il Museo dei Grandi Fiumi in piazzale San Bartolomeo, istituzione del Comune di Rovigo, rivolto alla valorizzazione e divulgazione del patrimonio archeologico, etnografico, culturale e ambientale della terra polesana, profondamente segnata nel suo profilo geografico e nel suo sviluppo storico dai due maggiori fiumi italiani, il Po e l’Adige, e caratterizzata dal delta del Po. |
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Dopo la breve visita di Rovigo, lasciamo la città prendendo la SS 499 fiancheggiata da platani e raggiungiamo dopo Km 16 Lendinara, antico centro agricolo sulla sinistra dell’Adigetto (m 9). Borgo di origine romana è passato sotto diverse dominazioni, dai Cattaneo agli Estensi fino all’annessione alla Repubblica di Venezia. |
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Del periodo veneziano restano i bei palazzi cinquecenteschi e barocchi che si affacciano su piazza Risorgimento, come il Palazzo Comunale e la Torre dell’Orologio; |
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settecentesco è il Duomo di Santa Sofia affiancato dal più alto campanile del nord Italia |
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e il rifacimento del Santuario della Madonna del Pilastrello (sec. XVI-XVIII) |
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che conserva all’interno un’Ascensione del Veronese e che accoglie nella Cappella del Bagno, gli ex voto offerti dai pellegrini all’acqua che qui scaturisce da una fonte ritenuta miracolosa. |
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Da Lendinara sempre con la SS 499 proseguiamo per Badia Polesine (Km 9), altro centro agricolo e commerciale che merita una visita per la bella Abbazia della Vangadizza (il nome deriva dal ritrovamento, durante gli scavi, di una vanga che sarebbe diventata il simbolo del monastero camaldolese. Dell’antica Abbazia, centro culturale ed economico della zona, rimangono il campanile pendente a cuspide del sec. XII, la quattrocentesca Cappella della Madonna a pianta quadrata, e i resti del Convento con un chiostro a portico e logge, inglobati nel Palazzo degli Espagnac, ultimi proprietari dell’edificio. |
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Seguendo le indicazioni per Trecenta fino al bivio per Crocetta e poi verso Canda e Ferrara passando sull’argine del Canal Bianco sino a Castelguglielmo, arriviamo in Km 20 a Fratta Polesine, luogo di villeggiatura della nobiltà veneziana fin dal XVI secolo che conserva belle ville signorili nascoste da ricchi parchi privati. |
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La più famosa, sede nel periodo estivo di spettacoli teatrali e rappresentazioni musicali, è la cinquecentesca Villa Badoer costruita su disegno del Palladio, unico esempio compiuto di un tipo di costruzione in cui i colonnati ad anfiteatro hanno una funzione scenografica e di raccordo tra abitazione ed esterno; |
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affascinante fino al punto che il regista Tinto Brass la scelse nel 1971 per girarci alcune scene del film “La vacanza”. |
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Fratta Polesine è il paese natale di Giacomo Matteotti, il deputato socialista assassinato dai Fascisti a Roma nel 1924 e una targa marmorea esposta nella piazza principale lo ricorda con affetto. |
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Da Fratta ci dirigiamo verso Villamarzana e Arquà Polesine fino a raggiungere la SS 16; all’incrocio si gira a destra verso Bosaro e da qui a sinistra per Pontecchio costeggiando il Canal Bianco, passiamo Fenil del Turco, Gavello e Magnolina e nuovamente a sinistra attraversando questa volta il Canal Bianco, raggiungiamo dopo circa 40 chilometri Adria (m 4). |
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Abitata in origine dagli antichi Veneti, occupata dai Greci e dagli Etruschi che ne fecero il primo emporio commerciale dell’Adriatico, fiorente municipio romano, Adria subì nel Medioevo numerose vicissitudini fino alla spontanea annessione a Venezia. |
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Nella seconda metà dell’Ottocento intense bonifiche le resero la fama di zona agricola più fertile della regione; |
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centro di commercio sul Canal Bianco in comunicazione con il mare Adriatico a cui diede il nome e, mediante sistemi di chiuse, con il fiume Adige e il Po, |
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Adria in uno scenario tipicamente veneziano, presenta la Cattedrale di S. Pietro e Paolo che conserva un bassorilievo bizantino |
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e la Chiesa di Santa Maria Assunta della Tomba, la cui vasca battesimale risale al sec.VIII. |
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Materiale archeologico rinvenuto nel territorio è conservato nel Museo Archeologico Nazionale, orgoglio cittadino, che documenta la storia della zona dal XIII sec. a.C. al periodo romano, con ceramiche, |
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bronzetti, oggetti di oreficeria, vetri e una biga di ferro che proviene dalla tomba di un guerriero gallo del sec. IV a.C. |
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Qui ad Adria facciamo una piccola sosta per riprendere poi il nostro itinerario nel prossimo numero della rubrica. |
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CURIOSITA’ E GASTROMIA |
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ROVIGO - Molto varia è la cucina che risente degli influssi di quella ferrarese (tagliatelle e cappelletti), mantovana(tortelli di zucca) e veneziana (risotto di pesce e piselli), |
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ma il piatto più esclusivo del Polesine resta la
“bondola”, insaccato d’antica tradizione, preparato con carne di suino, carne di manzo e lingua salmistrata accompagnato possibilmente con il robusto Cabernet delle vigne locali.
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Rinomata la coltivazione del radicchio rosso prodotto in due qualità: Radicchio rosso precoce e Radicchio rosso tardivo.
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LENDINARA - Nei secoli XIV-XV il paese fu patria di quegli intagliatori del legno che dovevano modificare e perfezionare le tecniche dell’arte dell’intarsio e dell’intaglio e divulgarle in tutta la regione, tra i quali i più conosciuti furono i fratelli Lorenzo e Cristoforo Canozi detti da Lendinara che tra le tante opere eseguite, realizzarono dal 1469 al 1473 i quaranta stalli intagliati del bellissimo “coro” in legno della Cattedrale di Parma,arricchito dalle figure di volti, oggetti
e architetture che decorano gli intarsi delle spalliere.
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BADIA POLESINE - Alcune specialità della gastronomia locale sono lo “schizzato” (tipo di pane fatto in casa), la pinza onta e l’anatra brasata.
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FRATTA POLESINE - Nella vicina Trecenta è prelibato il salame ricavato dalle parti migliori del maiale (lombo e filetto) e di cui si tiene una sagra molto frequentata. |
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La particolarità naturalistica della zona è costituita dai “gorghi”, |
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specchi d’acqua sorgiva forse derivati da antiche rotte del Po.
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ADRIA - Anche qui la gastronomia locale è molto ricca : risotto al branzino , tagliatelle al tartufo, tortelli di zucca, salsicce alla graticola, anguille alla fiamma, bondole o folaghe coi fagioli, lumache in tegame.
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