
Il pianista suonava come
ogni sera nel locale in riva al mare, mentre lei si sedeva e ordinava una coppa
di gelato. Ascoltava le note che il pianista accarezzava ed aveva la sensazione
che ogni nota fosse diretta al suo cuore. Il pianista la guardava, avvolta in
quel vestito da gitana, mentre si sedeva al tavolo, quando la gonna si muoveva
in un’onda sinuosa, quando scostava con una mano i lunghi capelli scuri e mossi
dal viso. Seguiva ogni movimento, come ipnotizzato, ogni suo gesto, ogni
espressione del viso si tramutava in note di quella melodia a tratti sensuale,
che si mescolava nell’aria al sapore di gelato. Sapeva che lei era con un altro,
vedeva il sorriso di chi ricorda qualcosa di meravigliosamente doloroso e
sperava, con la sua musica, di lenire almeno un pò quel dolore.
La mente correva sotto i lunghi capelli scuri, fuggiva dal locale, fuggiva
dall’inverno per ritrovarsi in una calda giornata estiva in riva la mare, per
ritrovarsi a camminare su una sabbia sottile come cipria, il ricordo di quei
baci le scaldava il cuore e le labbra e si portava via un sogno dal cuore.

Il loro fu un amore di
pochi giorni, fatto di baci rubati al tempo e al suo pudore. Lui, stringendola
nel ricordo, sentiva il cuore di lei battere forte, la baciò all’altezza del
cuore che batteva impazzito, lì tra le sue braccia.
Un lieve rossore le colorò il viso, ma nessuno se ne accorse o, se lo notò, lo
attribuiva all’aria calda del locale. Il pianista vide quel rossore e capì. La
musica aumentò il ritmo, adattandosi a quello del suo cuore.
Avrebbe voluto abbandonare il piano, avvicinarsi a lei e gustare quella coppa di
gelato dalle sue labbra, avrebbe voluto portarla via da quel locale e da quel
rimpianto.

Avrebbe voluto, ma non si
mosse, non poteva. Se solo lei l’avesse guardato in quel preciso istante, se
solo avesse incrociato il suo sguardo, forse avrebbe capito. Ma che triste
spettacolo non poter alzarsi per andargli incontro... Le faceva compagnia con la
sua musica, tentava di scaldarle il cuore.
Poi sopraggiunse lui nel locale, sorrise. Il pianista perse una nota, la sua
musica perse di calore, divenne un sottofondo senza emozioni al parlare della
gente. Poi vide i suoi occhi. Sapeva che quel sorriso, quello sguardo, ora
avevano una luce diversa quando sorrideva. Quello era solo un sorriso di
circostanza, non aveva la luce dei sorrisi che lei gli aveva donato. La vide
andare via. Continuò a suonare, mentre nell’aria c'era ancora il sapore di
quella coppa di gelato alle creme.