
Roberta Di Mario,
parmigiana, classe 1972, come nasce la passione per la musica e conseguentemente
per il canto?
La passione per la musica è nata
nell’infanzia. Una passione che è sbocciata presto, già prima di conoscere
l’alfabeto; all’età di cinque anni leggevo la musica così ho iniziato a suonare
e studiare il pianoforte. I miei genitori mi permisero di entrare in
conservatorio all’età di undici anni e poi mi sono diplomata in pianoforte. Fino
ai venticinque anni sono stata prevalentemente interessata alla musica classica
in seguito ho iniziato a suonare musica d’autore, bossanova e jazz.
Il passaggio da
concertista a cantautrice, come hai maturato questa scelta?
La nascita di mio figlio è stata
un’esperienza fondamentale, ho iniziato a scrivere testi perché mi mancava
qualcosa e sentivo il desiderio di esprimermi in musica e canzoni. Nell’anno
della gravidanza sono stata ferma, il bambino mi assorbiva completamente e non
riuscivo a dedicarmi alla musica, il coraggio si trovava in disparte, nascosto,
in sordina. Ora gli spettacoli che produco uniscono il pianismo dei brani
classici alla canzone d’autore .
In-fans in latino è chi è
muto e non può parlare, si sente il bisogno e la voglia di far parlare qualcosa
dentro di sé quando si diventa mamma?
E’ vero, non avevo mai pensato a
questo. Ti viene voglia di raccontare quello che il bambino vorrebbe dire e non
può dire. Quando si diventa mamma, si diventa più forte, si porta fuori quello
che era tenuto nascosto. Noi siamo quello che siamo stati, il mio professore di
armonia adorava Rossana Casale ed è stata una persona che ha fatto nascere in me
questa passione per la musica leggera. Io ho avuto la fortuna di incontrare
persone che mi hanno aiutato a capire la musica di oggi tempo rispetto a quella
del passato.

Da cosa nasce la tua
passione per la bossanova e la musica jazz?
Ho sempre ascoltato questo genere
di musica e l’avevo dentro. Automaticamente passando dalla musica classica ho
utilizzato accordi che facevano parte dell’armonia compositiva di questi generi.
Poi sono andata ad approfondire la partitura e ho visto che gli accordi erano
quelli. Ascoltavo Rossana Casale e Concato, che sono autori che utilizzano
questo stile. Suonare il piano per me vuol dire per educazione musica
classica e vorrei esprimermi in maniera più “leggera”, sto imparando a suonare un
pianismo più pop o jazz, cercando di diventare più scherzosa anche sperimentando
il genere swing francese. Il jazz e lo swing sono tornati di moda e c’è ancora
qualche personaggio che crede che esistano talenti che possano esprimere con
musica retrò concetti molto moderni.
Ci puoi raccontare della tua partecipazione al Festival di Castrocaro, che ti ha
vista classificarti meritatamente al secondo posto?
Ero appena entrata nel mondo della
musica leggera. E’ stata un’esperienza divertente e una tappa importante, non ho
potuto esprimere musicalmente quella che sono, infatti, ho proposto una cover e
non un mio pezzo. I “veri” festival di Castrocaro erano di Ramazzotti, della
Pausini e di Zucchero, era un mondo costruito da personaggi importanti, anche
nel retroscena, comunque l’esperienza televisiva è stata per me significativa.
Sono molto più interessanti le mie esperienze teatrali e la danza, sono
gli aspetti e le espressioni artistiche da me predilette.
Come nasce una tua canzone?
Vivendo, sentendo e ascoltando. E’
quello che vivo che poi si riflette in quello che esprimo, più vivi nella musica
più ascolti, più hai stimoli musicali più diventa completo e poliedrico quello
che riesci a esprimere. Scrivo partiture jazz sullo stile di Diana Krall,
mantengo il mio stile che è la fusione di tanti mondi di suoni diversi. La
musica classica è per me fondamentale, ci sono dei passaggi romantici nei miei
brani, sono influssi di Chopin che è il mio autore preferito.

Che cosa ami di Chopin?
I notturni i valzer, le ballate.
Amo le sue sonorità misteriose e molto suggestive. Amo l’armonia che utilizza
Chopin, in particolare l'artificio della sesta diminuita, che uso spesso nelle
mie composizioni. La sesta diminuita è una nota abbassata, ciò vuol dire che, ad
esempio, in una tonalità di la maggiore, la sesta diminuita è il la bemolle.
L'atmosfera diventa diversa, più lunare.
Che cosa è romantico nella
musica e nella società?
Io credo che nella società attuale
tutto sia poco romantico e scarno, per nulla trasparente. Pur essendo una
ragazza contemporanea e moderna amerei essere nata in un altro secolo.
Nascondiamo tutti la nostra sensibilità dietro una maschera, facciamo nostri i
concetti e i contenuti che ci sono forniti dalle comunicazioni mediatiche che
non hanno nessun gusto. Le major distribuiscono solo musica commerciale, la
canzone d’autore non riesce a emergere. Sono convinta che ci sia bisogno di dare
importanza all’arte e a tutto ciò che è emergente, penso che nella musica di
massa ci sia molta leggerezza e poca sostanza. Il gusto deve sempre distinguere
e ne trovo poco. Quest’epoca è caratterizzata dall’ibridazione, dalle culture
meticciate, e dalla musica indipendente. De Andre’ che aveva avuto questa
intuizione produceva alcuni brani stupendi di “world music”.
Puoi parlarci del tuo ultimo
lavoro discografico?
Il quarto pedale è il mio primo
progetto discografico professionale, sono canzoni e testi inediti scritti da me,
sono un primo passo nella musica leggera sperimentando gli stili che volevo
toccare pianisticamente e vocalmente. Il nome dell’album trae origine da un
brano al solo piano che s’intitola "Il quarto pedale". Il pianoforte ha tre
pedali, il quarto non esiste, è l’idea dell’ottava nota, della musica senza
confine che fa sconfinare e ci rende totalmente liberi. I brani sono di generi
diversi, c'è la bossanova, una canzone jazz alla Sergio Cammariere, una ballata
romantica, una canzone in old style e c’è molto pop. I temi sono quelli
dell’amore, dell’anoressia e dei bambini. Una canzone intitolata "Come un
bambino", è dedicata a mio figlio. Ho una nuova produzione, in fieri, lo stile
si sta facendo più francese, più swing, è la mia nuova onda compositiva. E’ un
jazz misto allo swing e al pop. Il jazz puro è impegnativo ed io non ho la
preparazione, suono un mix di suond, sudamericano, pop e swing, è una bella
fusione, una commistione e combustione che creano una situazione orecchiabile.

E’ vero che ti definisci
una sorta di Sergio Cammariere al femminile?
Con Cammariere trovo molte
affinità, lui è pianista anch’io utilizzo sonorità americane, jazz e pop. Sono
un Sergio Cammariere al femminile. Ora, però, le mie composizioni si avvicinano
più a generi francesi, è un po’ tutto in divenire.
Quali sono i tuoi prossimi
progetti teatrali?
Sto sviluppando un nuovo progetto
teatrale, è uno spettacolo che prenderà il nome del progetto discografico.
Questa pièce si chiamerà “il quarto pedale”.
Un’artista come te, come
si relaziona alla società attuale, che ha visto recentemente tragedie come il
terremoto in Abruzzo? Artisticamente, pensi che si possa far qualcosa, per
aiutare chi soffre?
Ho un grande mezzo che è la musica,
possiedo le mie mani, i miei pensieri e la voce per tirare fuori tutto quello
che ho dentro. La musica è un mezzo universale che unisce e permette di
esprimere tramite il proprio mondo interiore concetti universali. Il
cantautorato serve per cantare storie, per parlare della propria storia di vita
ma anche per raccontare qualcosa d’importante e di universale. Le canzoni che
noi scriviamo, non sono nostre, sono del mondo, attraverso questa comunicazione
donata e condivisa, credo si possa fare qualcosa. Nel mio album “quarto pedale”
c’è una canzone molto profonda che tratta dell’anoressia. E’ una canzone che
avevo proposto a Sanremo come riflessione delicata e speranzosa, è nata molto
prima della polemica dell’anoressia di Miss Italia. Il brano è una preghiera,
una richiesta di aiuto e di comprensione, attraverso le mie parole una ragazza
che soffre di questo disturbo può trovare conforto e aiuto. E’ importante
raccontare qualcosa in modo tale da permettere di giungere alla comprensione dei
problemi con il cuore e con la mente.

Come nascono le tue
canzoni?
Le mie canzoni nascono dai racconti
e dalle storie che ascolto, ad esempio un amico che narra delle inquietudini
amorose. L’emozione, il coinvolgimento, le sensazioni sono fondamentali, quello
che provo e che nasce dentro di me si trasforma in musica e parole. La musica è
l’alchimia tra il cuore e la mente e la canzone deve essere particolare e
musicale, questo è possibile tramite un profondo sentire e l’utilizzo della
metrica. E’ giusto che ci sia la canzoncina, ma anche la canzone importante. Il
brano “Ai confini della nostra pelle” è interessante, la pelle è il punto di
contatto tra interno ed esterno; il brano nasce da una sensazione forte che
attraversa la pelle e rimane nel cuore e nella mente. Io realizzo da sola tutte
le mie canzoni, le mie mani percorrono il piano in modo naturale e le parole
nascono accompagnandosi alla musica. Con la maternità scaturiscono nuove
sensazioni, si diventa più sensibili e consapevoli. Ho una band che si trasforma
in base alle esigenze, in questo periodo è composta di un trio con chitarra,
basso sax. Non amo le cose estremamente sofisticate, realizzo brani per tutti,
anche per chi non ha l’orecchio abituato a musica più elaborata e di ricerca.
Quale musica ami
ascoltare?
Ho sempre ascoltato il cantautorato
italiano: Mina, Vanoni, Casale e ora Sergio Cammariere. Il mio stile è vicino a
Nora Jones, Diana Krall e Amy Winehouse, voci femminili di questo calibro in
Italia ve ne sono poche, per fortuna! Mio fratello è sempre stato un grande
“avanguardista” di musica straniera pop, ad esempio i Depeche Mode, o The Cure,
mentre io preparavo il diploma di conservatorio, lui ascoltava questo sound
rock, così ho sentito tanta musica diversa. Non ho nessun desiderio di scrivere
pezzi rock.
Il tuo rapporto con il mondo telematico, dal momento che ( e ti faccio i miei
complimenti) possiedi anche un web site veramente raffinato.
Grazie per i complimenti. Il mio
rapporto con internet è un po’ contraddittorio, non lo amo totalmente. Io non
utilizzo facebook, preferisco curare i rapporti con gli amici di fronte ad una
pizza, amo scrivere una lettera e non un’e-mail, ma sono convinta che internet
sia necessario, è la comunicazione di oggi e del futuro.

Quando pensi che potrai
realizzare un concerto nella capitale?
Non so quando potrò suonare nella
capitale. Quando non ero ancora cantautrice, ho suonato a Roma ai Giardini della
Filarmonica, spero di tornarci presto. Mi preparo a lavori più importanti per la
mia carriera, ho contatti e sperimentazioni in atto per realizzare progetti
indipendenti. Ora ho uno spettacolo dell’album “Quarto pedale” nelle mie zone,
nel parmigiano, spero presto di essere a Milano e Roma che sono le città per me
più importanti. Il primo maggio ho suonato in prima serata in uno spazio dal
vivo al festival: "Bentornata Primavera". Il festival è di grande rilievo,
interamente dedicato alla musica italiana e internazionale, nell’ultima edizione
ha cantato Mario Biondi.Vorrei partecipare a Sanremo perché è una grande
vetrina, vorrei arrivare con una canzone importante, in cui possa esprimermi con
il pianoforte accompagnata dall’orchestra, sarebbe l’occasione per far conoscere
la mia arte e le mie potenzialità espressive. Vorrei fare tournee musicali e
teatrali in giro per l’Europa e oltralpe.
Per diventare un mito,
bisogna necessariamente essere “sopra le righe”?
Io credo che per diventare famosi
bisogna essere preparati, lo studio non ha mai fine, è un continuo divenire. Il
carisma è fondamentale ed è dato dallo stile distintivo, questo può essere: il
timbro della voce, il modo di porsi, la capacità di scrivere in modo poetico, o
la tecnica strumentale. Io muovo le mani velocemente sulla tastiera, volando tra
le note, in questo non ho limiti, perché suono da quando ero piccolissima. Gli
interpreti bravi sono molti, ma io credo di avere le competenze e più
ingredienti per diventare famosa, so suonare, comporre e cantare, la musica è
stata ed è lo studio e la passione della mia vita. La mia classicità è un grande
bagaglio, un forte background, che porterò con me e non mi toglierà nessuno.
Il consiglio che ti senti
di dare a tutti i giovani talenti emergenti, che intendono raggiungere il
successo.
Di credere fino in fondo in quello
che si fa e di potersi esprimersi in libertà. Io ero solo pianista classica, ora
ho colmato quel vuoto e mi sento piena. Credo che la via per riuscire sia quella
di studiare tanto e avere il gusto nelle cose e di fare le cose. Il gusto
distingue, perché rende possibile esprimersi in questa società e nasce dalla
passione per la ricerca musicale, dall’ascolto di generi diversi,
dall’ibridazione musicale. Il consiglio che vorrei dare è di non rinunciare ai
desideri che si sentono e di esprimerli. Se puoi sognarlo, puoi farlo, lo diceva
Walt Disney.

Termina qui la nostra
intervista, ringraziandoti per la tua gentilezza e disponibilità nei nostri
confronti, come da promessa, confidiamo in una prossima futura collaborazione
con il nostro giornale.
Grazie a voi per quest’intervista.
A presto.