
Cresciuto in una
famiglia di musicisti, suona il piano e le tastiere da sempre e lavora come
arrangiatore e autore di musiche per il teatro, per siti web e per sfilate di
moda. Tastierista e mente degli HUECO, un gruppo pop sperimentale nato nella
seconda metà degli anni '90…
Nino, parliamo delle tue prime esperienze
artistiche, è vero che hai iniziato a scrivere poesie all’età di sette anni?
Sono stato un bambino dotato e
ipersensibile cresciuto in un contesto familiare abbastanza fertile. Mi sono
laureato in Filosofia proprio con una tesi sui bambini dotati, con una sezione
dedicata all’infanzia di Giacomo Leopardi, mio poeta, nonché prosatore
preferito. Mio nonno era compositore e il suono del suo pianoforte mi ha
accompagnato per tutta l’infanzia. Sullo stesso piano adesso abbozzo, compongo
le mie canzoni. Ho avuto qualche difficoltà con i miei coetanei e incomprensioni
da parte della scuola, soprattutto alle elementari. Tuttora subisco le
conseguenze del mio essere stato strano, prodigioso, per certi versi autistico.
Emotivamente non mi sembra che sia passato molto tempo da allora. I miei primi
versi li ho dedicati a mia madre: “volto gioioso/ sguardo intimo/ pensiero di
vivere”. Le mie poesie più belle le ho scritte a diciotto anni. Le stesse poesie
contenute in Giardino di Pésah (Edizione del Giano, testi scelti da Dario
Bellezza, 1991, Roma) con cui qualche anno dopo sono stato selezionato al Premio
Montale. Ora che mi sto stagionando, con qualche scaltrezza in più che ti
risulta utile al gioco - per inciso, credo che tutta l’arte, ma anche la stessa
vita siano fondamentalmente un gioco, di conoscenza, di piacere, di pericolo, di
dolore, di un senso arcano, di cui il senso ultimo ci sfugge il senso -, dicevo,
spero di non perdere la bellezza sorgiva di allora.

Quando è iniziata la tua carriera di
scrittore e quali sono i ricordi di quel periodo della tua vita?
Carriera è un termine e un obiettivo
che poco mi si addicono. Ho scritto delle cose perché ne avevo bisogno, ne
avvertivo l’urgenza, a parte qualche soldo ricevuto in cambio... Essendo una
persona molto curiosa e con una certa attitudine alla letteratura ho
sperimentato anche la prosa. Quella che più mi sembrava vicina al mio
immaginario ed al mio modo di intendere la poesia, per brevità, chiarezza,
musicalità, ricchezza connotativa. La tanto snobbata narrativa per ragazzi, con
finalità anche didattiche. Ho scritto e pubblicato rispettivamente con la Fabbri
Editori nel 1995 e con la Salani-Le Monnier nel 2003 - Pinocchio 2000 e La
T-shirt bianca ed altri racconti . Sono particolarmente legato al secondo libro
in cui sono protagonisti vari oggetti e vestiti usati che, magicamente animati,
raccontano per lo più in prima persona la storia delle persone che li hanno
posseduti. Considero racconti come “Il Pelo di Pallina”, “Il cappottino
grigio-topo” e quello del titolo - una mia personalissima Operetta Morale - in
assoluto tra le mie cose migliori e rappresentative. Tra l’altro, accostando il
libro Cuore al pensiero non proprio buonista di Giacomo Leopardi, mi sembra di
aver innescato un interessante cortocircuito.
Che cos’è la poesia e che cosa comunica,
secondo te?
La poesia è innanzitutto un “fare”, un
“fare” qualcosa non necessariamente in versi secondo un atteggiamento, un
approcciarsi alle cose del mondo in qualche modo simile alla follia. Un
meravigliarsi ed un inquietarsi facilmente. Qualcosa in fondo di molto scomodo
che non si sceglie, ma anche qualcosa di molto profondo e necessario che aiuta a
tenerci in vita.

Credi che le tue opere letterarie abbiano
una funzione sociale e culturale?
Sono profondamente individualista e
anarchico nell’essenza, ma credo che si possa influenzare positivamente il
prossimo, arricchirlo spiritualmente, o almeno aiutarlo a trascorrere meglio la
giornata, se si fa qualcosa di buono artisticamente parlando.
Puoi parlarci degli Hueco, come nascono e
cosa offrono di nuovo al panorama musicale italiano?
Gli Hueco, che in lingua spagnola vuol
dire “cavità”, “mancanza”, “vuoto”, nascono dal mio incontro con il cantante,
nonché coautore di testi e musiche Vittorio Esposto. Un sodalizio che dura da
circa venti anni tra due persone molto diverse, ma intimamente complementari.
Io, diciamo, la coscienza morale, Vittorio l’intrattenimento, il dandysmo,
l’immagine. Dieci anni fa c’è stata la possibilità di uscire con una major,
opportunità naufragata. Siamo usciti da poco con l’album Living in a bathroom –
Pensando all’amore in maniera indipendente, direi, in assoluta libertà. Ed è una
grandissima soddisfazione avere avuto molti consensi in radio, di critica, sulle
televisioni. Il videoclip di Gioca il mondo, diretto dal videoartista Sebastiano
Deva e basato sul viso di Vittorio che si trasforma grazie ai trucchi del
make-up artist Roberto Rubino, è stato finalista al Premio P.I.V.I. del MEI.
Oggetto di un bel saggio critico che uscirà a breve su una rivista d’arte,
attualmente lo stanno trasmettendo anche su importanti reti televisive spagnole.
Cosa offriamo di nuovo? Molto di vecchio, di vintage, tanta libertà creativa,
sperimentazione, si spera tanta bellezza e poesia. Come dice Vittorio, citando
Pasolini, cerchiamo di “dare stile al caos”.
Con quali artisti hai collaborato?
Non mi piace proprio stare da solo...
Credo che l’amicizia sia il più alto valore umano, anche verso gli animali,
soprattutto i gatti che adoro e mi accompagnano quotidianamente col loro incanto
e che gli artisti, pur sempre maledettamente egocentrici, possano collaborare in
una sorta di reciproca maieutica. Per quanto riguarda la narrativa per ragazzi,
ho collaborato con la grande amica poetessa Pina Lamberti Sorrentino. Al disco
degli Hueco, invece, hanno offerto il loro contributo vari musicisti e qualche
amico scrittore. Voglio ricordare soprattutto Armando Fusco, alias Army, doppia
voce nel cd, ed Enea Armano, giovanissimo polistrumentista e raffinato
combinatore di suoni e note musicali. C’è poi un testo scritto insieme a Luigi
Romolo Carrino, l’autore del romanzo breve Acquastorta.

Ci racconti come nasce una tua canzone?
Nasce quasi sempre da un’intuizione
melodica, spesso anche di Vittorio, che poi sviluppo e su cui, in un secondo
momento, costruisco il testo, magari anche inglobando suggestioni di Vittorio. A
volte, nei momenti di grazia, musica e parole vengono insieme. Altrimenti do la
priorità alla musica. La poesia, tra l’altro, è anche un mestiere di parola che
può stare al servizio della musica. La musica che non è relegata alla parola e
alla lingua e che forse sta al di sopra. Ovviamente, sia per la musica che per
il testo c’è bisogno di un minimo di estro, altrimenti non si fa niente. Fino a
qualche tempo avevo il preconcetto che la poesia fosse altro rispetto al testo
di una canzone. Attualmente considero di scrivere qualche buona poesia in forma
di canzone. Rispetto alla letteratura con la musica ho un rapporto più
d’istinto. Mi reputo un buon melodista ed un arrangiatore fantasioso. Ho un
rapporto fecondo con i mezzi digitali e con l’elettronica in generale.
Cosa manca oggi alla musica leggera
italiana?
Ci sono troppi prodotti a tavolino e
tanta pesante leggerezza, una canzone d’autore stantia, l’assenza di una reale
ispirazione, la paura di fare cose diverse dal solito che vadano al di là dei
settori di vendita e dei target di riferimento. Ci sono anche troppe cose dal
vivo, simili a manifestazioni sportive. D’altra parte i dischi si vendono
pochissimo, tutto si scarica quasi sempre illegalmente, uno dei lati negativi
della rete che, comunque, ti consente di prendere contatti e di dire la tua
nonostante il caos delle voci collegate e chi fa musica si guadagna da vivere
principalmente con i live. Gli Hueco, finora, non hanno fatto nemmeno un live.
Comunque, nonostante la nostra sia indubbiamente un’epoca di riflesso, di alta
definizione, di recupero e di contaminazione tra cose già fatte, mi sembrano
numerosi e attraenti i fermenti, sia in Italia che all’estero.

Cosa ne pensi dell’ultima canzone di Povia,
dell’omosessuale che guarisce e scopre la sua eterosessualità, è un’operazione
cattoclericale?
Penso che ci si definisca omosessuali,
o eterosessuali solo per comodità. Per non sentirsi troppo diversi gli uni dagli
altri. Per sentirsi accolti in una parrocchia. Esistono anche le parrocchie dei
gay - anche buddisti - oltre a quelle dei preti cattolici e dei vari tifosi di
squadra. Certo è sempre un bene organizzarsi secondo interessi comuni,
soprattutto se si è stati perseguitati. La sessualità è un mistero perché va al
di là delle classificazioni, appartiene al sacro, non soltanto perché concerne
la creazione materiale della vita. Cosa dire? Esistono persone più o meno caste,
come qualche millennio fa sostenevano i gentili in Grecia. Credo che si possa
guarire da un comportamento omosessuale, ma non dalle pulsioni responsabili che
appartengono, in diversa misura e in maniera diversa, ad ognuno di noi, come
credo che si possa guarire allo stesso modo da un condotta eterosessuale. Il
problema è come guarire dal desiderio in generale.
Puoi dirci da cosa prendi spunto per le
tue opere?
Sempre dalle cose che accadono, che si
sentono, che si vivono e che poi lievitano nella memoria, nella rimembranza che
rende sempre tutto più poetico. Anche un libro letto, un quadro, un film visto,
un disco scoperto può accadere dentro di noi.
La realtà contemporanea (sociale,
politica...) è molto importante nella tua arte?
Non per disimpegno, ma a volte
preferisco mantenermi disinformato, per stare calmo. Molte cose mi
infastidiscono proprio, altre mi rendono più paranoico, troppe mi addolorano nel
profondo. Soprattutto la questione della Natura, madre, o matrigna?- che stiamo
uccidendo. La Natura che poi non è un concetto astratto, ma è fatta di tanti
animali innocenti, di tante creature che stanno scomparendo, che stiamo
sacrificando al nulla. Credo che il Papa dovrebbe preoccuparsi soprattutto della
distruzione dell’opera di Dio, opera buona, o cattiva, lo sanno i mistici, da
parte degli uomini, sempre più numerosi, bramosi e disattenti nel soddisfare i
propri bisogni di consumo. Magari individuare in questo il più grave, l’unico
vero peccato dell’umanità contemporanea.
Cosa non accetti di questa nostra società?
I giochi di potere, il buon viso a
cattivo gioco, il doppio gioco dell’ipocrisia, l’arrivismo, la mancanza di
trasparenza e la sopraffazione del più scaltro su chi è più debole e autentico.
Vorrei sempre che queste non fossero le virtù cardinali, le regole principali
del gioco della vita.
Ti senti cresciuto in senso artistico e
umano?
Se crescere significa giungere ad un
termine ultimo, ad un senso definitivo ed irreversibile dell’esistenza spero
proprio di no. Vorrei aver sempre nuove cose da dire, da fare e da scoprire. E’
questa l’eterna giovinezza, la meraviglia dell’infanzia protratta nel tempo.
Contro la malattia dell’accidia e la morte in agguato.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Progetti musicali soprattutto. A breve
sarà pronto un secondo videoclip tratto dal nostro album. La canzone è Magnifica
ossessione ed il video è basato su disegni originali dell’illustratrice
italo-inglese Katia Fiorentino. Il tratto, l’atmosfera è molto Beardsley, Klimt,
insomma fine Ottocento e inizio secolo scorso, un periodo che iconograficamente
è molto caro, sia a me, che a Vittorio. Abbiamo realizzato una cover di Notte di
luna calante di Modugno del 1960, in perfetto stile Hueco, con la voce di
Vittorio che non capisci se è proprio d’altri tempi, o veramente avanguardia.
Vari dj stanno realizzando remix di Magnifica ossessione, interpretando a loro
modo la nostra canzone. Stiamo scrivendo pezzi per un nuovo album. Per un futuro
più remoto aspettiamo fiduciosi.
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