
Mario Grande, più che
un cantautore dei giorni nostri, si definisce quasi un anziano spettatore di
un’epoca, in cui tutto corre troppo in fretta, quasi fosse un viaggiatore del
tempo...
Ciao Mario, se me lo consenti, prima
d’iniziare questa conversazione, vorrei che ci dessimo del tu, per dare a questa
nostra intervista un tono più amichevole. Per iniziare, puoi parlarci della tua
infanzia?
Ciao, volentieri. Ho avuto la fortuna
di abitare in un quartiere di Roma dove c’era ancora un pò di verde, per giocare
all’aperto e quindi ricordo i pomeriggi passati nella campagna della periferia
romana, che ormai non esiste più e che finivano al tramonto, quando le mamme si
affacciavano ai balconi e alle finestre e ci chiamavano per la cena.
Com'è nata la tua passione per la musica?
La mia passione è nata con me. Ho
cominciato a scrivere canzoni fin da ragazzino, le conservo ancora e quando mi
capita di rileggerle, oltre a farmi tenerezza, mi ricordano quei momenti, i
primi amori, le prime passioni.
Tuo padre era un famoso letterato del
'900, che cosa ti ha insegnato, come lo ricordi?
Ho perso mio padre che ero ancora un
bambino però ho di lui dei bellissimi ricordi.
Era per me soprattutto un compagno di giochi. Negli ultimi anni della sua vita
dirigeva una rivista di cultura e lo faceva lavorando a casa, quindi
trascorrevamo molto tempo insieme. Ricordo ancora l’espressione stupita di una
nuova segretaria che era venuta a casa per ritirare degli articoli da pubblicare
e che lo trovò a cavallo della poltrona, con una benda sull’occhio, vestito da
pirata mentre duellava con me con una sciabola di cartone.

La tua storia di vita, il
tuo percorso artistico?
Come dicevo ho cominciato molto presto
a scrivere canzoni ma per una sorta di pudore, nei confronti dell’opera di mio
padre, avevo deciso di tenerle solo per me, così mi sono dedicato ad altre
attività anche se ogni tanto non riuscivo a resistere e mi concedevo qualche
scappatella, così ho realizzato musica da film, spots e ho collaborato con
alcune radio. Poi sollecitato soprattutto da Elio Buselli, un caro amico
musicista con cui avevo realizzato la colonna sonora di un film, abbiamo deciso
che era arrivato il momento di lavorare sui miei brani ed è nata l’idea di
questo progetto musicale. E’ stato decisivo l’incontro con un musicista
calabrese Tommaso Morrone, con cui siamo entrati subito in sintonia e che ha
realizzato gli arrangiamenti acustici che volevo.
Quali sono i traguardi che hai raggiunto
nella tua attività e quali vorresti raggiungere?
Ho realizzato un album con la
partecipazione di grandi musicisti italiani del calibro di Marco Rinalduzzi,
Cristiano Micalizzi, Fabrizio Palma e lo stesso Elio Buselli e questo per me è
già un grande traguardo. L’interesse che comincia a riscontrare questo progetto
fin da adesso, suscitato solo dai brani promo che si cominciano a sentire su
internet e sulle radio, mi fa sperare bene.
Per quanto riguarda il futuro mi piacerebbe realizzarne la versione in lingua
spagnola, ci stiamo cominciando a lavorare e vedremo che succede…
Quali musicisti del passato hanno ispirato
la tua creatività?
Sono cresciuto ascoltando soprattutto
la musica italiana d’autore e quindi ovviamente i nomi sono quelli che
conosciamo tutti da Tenco, De André, Paoli per arrivare a Battisti-Mogol,
ritengo che con le debite proporzioni siano stati per le generazioni dell’epoca
quello che sono stati per la poesia i Montale, Quasimodo e Ungaretti per le
generazioni dei primi anni del 900.

Come vorresti definirti, o meglio come ti
piacerebbe che gli altri ti definissero?
Qui in Italia abbiamo
inventato il termine cantautore, che però, ormai si usa raramente. A me
piacerebbe essere definito così.
Come si svolge il tuo lavoro di
composizione, preferisci partire dai testi, o dalla musica?
Quello della composizione per me è il
momento più bello. In genere mi siedo al pianoforte e comincio a improvvisare,
se viene fuori qualcosa che mi piace particolarmente e mi emoziona comincio a
ricamare il testo.
I cantautori emergenti spesso sono
costretti a subire paragoni con i loro colleghi più noti, come ti poni di fronte
a ciò?
Trovo che sia giusto e inevitabile
anche perché è difficile ascoltare qualcosa di particolarmente nuovo e che non
sia simile a qualcosa già ascoltato prima, qualche volta la differenza la fa un
timbro vocale particolare, o un testo particolarmente ardito, qualche volta un
arrangiamento, ma quando parliamo di musica pop, o rock, è difficile essere
originali.

Come nasce il titolo
dell’album “Viaggi sul tempo”?
La parola tempo è intesa come stile
musicale. Chi lo ascolterà farà proprio una sorta di viaggio attraverso vari
generi che vanno dal pop italiano, al rock, alla bossa, al tango e al pop
latino. Mi piace immaginare che chi si metterà all’ascolto avrà il piacere di
scoprire qualcosa di diverso in ogni brano.
Dove affondano le radici, i tuoi testi,
poetici e impegnati?
Sarebbe facile dire che, visto che mio
padre era un poeta, probabilmente questa è un’ eredita cromosomica ma in realtà
io posso solo dire che quando scrivo mi piace fare un lavoro quasi da artigiano,
nella ricerca delle parole e delle immagini che mi piacerebbe suscitare. Credo
però che quando si scrive un testo si debba comunque lasciare a chi ascolta
anche la possibilità di potersi muovere liberamente con la propria fantasia.
Che progetti ha Mario Grande per il
futuro?
Spero soprattutto che nella mia
vita ci sarà sempre spazio per la musica e visto che ho realizzato un album
acustico, mi piacerebbe provare nel prossimo a fare qualcosa di sperimentale.

La musica vive una
profonda crisi, pensi si possa fare qualcosa per risollevarne le sorti?
Credo che questa crisi che investe
l’economia del mercato discografico non sia invece una crisi di talenti
musicali. Internet e le nuove tecnologie ci stanno portando verso un nuovo
mercato dove ci sarà più spazio per le etichette indipendenti e per chi ha
fantasia. Questo è un momento di passaggio in cui dobbiamo rodare queste nuove
possibilità. Abbiamo perso il gusto di entrare in un negozio di dischi per
portarci a casa un prezioso vinile ma, nello stesso tempo, il web ci dà la
possibilità di ascoltare brani e performances di musicisti, che non avremmo mai
avuto la possibilità di conoscere.
Siamo giunti alla conclusione di questo
nostro incontro, che ci ha permesso di conoscerti meglio e soprattutto di farti
conoscere ai lettori del nostro giornale e non solo… Da parte mia e di tutta la
redazione, i nostri più cari ringraziamenti e un “in bocca al lupo”, per un
futuro ricco di fortuna e successi.
Approfitto per salutare tutti i vostri
lettori e colgo l’occasione per ringraziare tutti i musicisti, artisti e
collaboratori che hanno lavorato con me a questo progetto.
mariograndeofficial
/
mariogrande.com