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Sal Da Vinci, artista dalle grandi doti
canore e professionista del teatro, il primo debutto all’età di sei anni accanto
al papà Mario Da Vinci, erede dei più grandi interpreti e personaggi della
musica napoletana…
Musica, cinema, teatro, ambasciatore di solidarietà…Come fa un artista come Sal
Da Vinci a seguire tutto questo e a farlo egregiamente?
E’ una scelta di vita, è un modo di confrontarsi con il mondo esterno, è un mio
modo di essere. Mi sono sempre preoccupato, nel mio piccolo, di aiutare chi era
meno fortunato di me, solo che, forse oggi, ha più risonanza, perché la gente mi
ha regalato la popolarità.
Quanto hai ereditato da tuo padre Mario?
Sicuramente mio padre mi ha dato la possibilità di “affacciarmi alla finestra”
di questo mondo fatto anche di arte, quindi, grazie a lui, ho avuto delle
opportunità, anche se, sono sempre stato convinto, che se non ti migliori, se
non costruisci una tua visione delle cose, non vai da nessuna parte.

Che rapporto hai con la tua città natale?
Il mio rapporto con Napoli è viscerale; ho a cuore la mia città. Nonostante le
tante opportunità che ho avuto di spostarmi, non l’ho fatto, perché Napoli mi ha
dato più di quello che io le ho dato, per cui sono in debito. Poi, magari,
succede come è accaduto ad altri miei colleghi, che per esigenze di lavoro si
sono dovuti spostare, cambiare città, dove, per altro, sono stati comunque
accolti benissimo. Il mio sogno è quello di poter continuare a vivere nella mia
Napoli e divulgare questo linguaggio musicale nel resto del Paese. Svegliarsi
ogni mattina, sotto il cielo della mia città è una delle priorità. Napoli non è
soltanto spazzatura… non ci voglio nemmeno pensare e sono convinto che questa
città ce la farà un giorno a riscattarsi, i napoletani ce la faranno ad uscire
da questo torpore.
Gli esordi… Un film di grande successo, al fianco di un bravissimo Carlo Verdone
e di un indimenticabile Alberto Sordi. Che ricordi hai di quel periodo?
Un ricordo di transizione, è stato un periodo particolare della mia vita, segnò
la fine di quell’era della sceneggiata, che avevo condiviso con mio padre in
quegli anni, mi affacciavo ad affrontare la vita da solo. Non è stato facile…
L’unica cosa che non abbandonerò mai sono i sogni, sognare non costa nulla. Io
continuo a farlo attraverso quel cammino, che ricordo sicuramente con tenerezza,
anche perché mi sono confrontato con un linguaggio diverso…è stata una
bellissima esperienza.

Come nasce la passione per
la musica?
La passione per la musica è nata in ritardo. Io da adolescente non ero un
cantante, mi sono dedicato per lungo tempo al teatro e poi ho iniziato ad
affrontare il discorso musicale dopo i vent’anni. E’ stato bellissimo, perché ho
incontrato una mia cara amica che è la musica, che mi accompagna e spero mi
accompagnerà ancora per molto tempo e questa mia cara amica mi ha anche salvato,
perché mi ha dato la possibilità di poter imparare un mestiere, di confrontarmi
con la gente e di farla emozionare e questa è la cosa più bella. Posso ritenermi
fortunato da questo punto di vista, anche se le avversità sono tante, non parlo
personalmente, ma per quello che vedo, per la nostra società, le cose che mi
passano davanti e mi piacerebbe tanto poter risolvere… Nel frattempo, spero di
farlo almeno con la mia musica.
Perché a certi artisti viene concesso molto spazio per farsi conoscere ed
apprezzare, mentre ad altri, meritevoli, spesso non viene dato il giusto
riconoscimento?
Sono dei meccanismi, che in quel momento girano in quella direzione. Io credo,
che quando hai del talento, prima, o poi, la possibilità ti viene data, è solo
questione di tempo.
Hai partecipato ad un solo festival di Sanremo e poi nulla, come mai?
Ho partecipato al festival Italiano di Canale 5, che voleva essere un
anti-Sanremo e l’ho vinto. In quell’occasione c’era un cast straordinario ed io
mi sono ritrovato a gareggiare con la grande Mia Martini, Fausto Leali,
Cristiano De André, Nek… Un cast molto forte, è stato un evento straordinario,
sicuramente indimenticabile. Io presentai un progetto musicale, il brano
s’intitolava Vera e da lì, in seguito, mi sono sempre diviso fra musica e
teatro, attraversando anche periodi difficili.
Hai duettato con grandi artisti del calibro di Lucio Dalla, Gigi D’Alessio e
Gigi Finizio, com’è nata questa collaborazione?
La collaborazione è nata, perché D’Alessio ci convocò a me e a Gigi Finizio, per
realizzare un pezzo dedicato a Napoli. Ci trovò subito disponibili, perché era
un brano bello, spensierato, poi Gigi D’Alessio chiamò anche Lucio Dalla per
avere un ulteriore contributo musicale e così realizzammo questa canzone che si
chiama Napule. In seguito Lucio mi chiese di partecipare ad un suo concerto di
Capri, io quella stessa sera avevo un altro spettacolo, ma accettai ugualmente,
facendo un omaggio a Renato Carosone, di un brano scritto da Claudio Mattone,
che s’intitolava ‘Na canzuncella doce, doce”.

Dal punto di vista musicale, che progetti stai curando?
Sto lavorando per un pezzo che uscirà ad aprile, scritto da me e da Vincenzo
D’Agostino.
Poi andrò a fare una serie di concerti ai quali seguirà un tour estivo. Inoltre,
voglio ricordare, che sono anche testimonial per la ricerca della talassemia; lo
dico sempre in tutte le mie interviste.
Qual è il brano che riesce a emozionarti di più, ogni volta che lo riproponi al
pubblico?
Tutte le canzoni hanno un valore e quelle che canto sono sempre interpretate con
sentimento.
Non ti saprei dire…mi piace raccontare le cose attraverso le canzoni.
Parlaci delle straordinarie realizzazioni teatrali: Anime napoletane e C’era una
volta scugnizzi…
C’era una volta scugnizzi è stata un’esperienza che ho sposato da subito,
scritta da Enrico Vaime, testi e musica sempre di Claudio Mattone. Mi ha dato la
possibilità di toccare con mano quelle storie che mi hanno sicuramente cambiato
e anche segnato, alle quali prima non davo troppa importanza. Oggi, al di là del
mio lavoro, ho cercato di costruire anche una strada di solidarietà. Anime
napoletane, invece, è una sorta di percorso a ritroso nel tempo, riprendere un
repertorio musicale internazionale, fatto di classici napoletani e farne uno
spettacolo teatrale. I passati storici del nostro Paese… anche qui è stata una
bellissima esperienza.

A quando un concerto nella capitale?
Spero al più presto, mi auguro che si possa realizzare prima possibile. Sono già
stato quattro volte a Roma con C’era una volta scugnizzi, però mi piacerebbe
tornare in questa meravigliosa città, in veste di cantante, proponendo al
pubblico la mia musica. Io ho tanti amici romani e il popolo romano lo considero
bella gente, di cuore.
Purtroppo il tempo a nostra disposizione termina qui, io ti ringrazio per la
gentilezza e disponibilità dimostrataci, con la certezza di risentirci presto,
per un’altra intervista.
Un abbraccio forte a voi. Quando uscirà il singolo, sarò comunque disponibile
per un’altra intervista. Grazie e a presto.