
Era così affascinante con la sua chioma nera, alto e lo sguardo intenso. Sotto
quegli occhi grandi e scuri, a volte, si celava un’aria quasi severa, di
rimprovero. In altri momenti invece era troppo allegro, un pò sbruffone,
misterioso e inafferrabile.
Sibilla si era domandata spesso su come sarebbe diventato fra vent’anni e anche
più. Di sicuro avrebbe mantenuto la sua altezza e quello sguardo così profondo,
che l’avevano colpita, confusa e contagiata.
Lui rincorreva da sempre i sogni, seminava stelle al suo passaggio, aveva la
sensibilità degli artisti, sapeva essere perfido, anche se poi, guardandolo, non
si trovava niente di malefico in quello sguardo penetrante e pericoloso.

Il tempo non aveva scalfito la sua personalità, anzi, l’aveva rafforzata;
l’esperienza e qualche graffio che poteva essersi introdotto dentro la sua
armatura non lo aveva inacidito, ma reso più dolce dei suoi quarant’anni ed
anche più avvicinabile, tanto che Sibilla era riuscita persino a parlargli
disarmata, senza paura di farsi male, o forse era lei, che aveva superato, con
la sua maturità, quel senso d’inferiorità che l’avvolgeva come un cappotto
troppo stretto. Le promesse mai mantenute di rivedersi, di passare un pomeriggio
insieme, ma lo sapeva bene che erano solo parole! Quell’ amore che fa male, ma
che riempie il cuore, la nostalgia di lui, a volte così forte, violenta da
diventare un male fisico, la voglia di rifugiarsi tra le sue braccia, l’immensa
felicità di averlo nel suo cuore, in quell’ isola che non c’è.
Sapeva con certezza che lui avrebbe continuato a far visita nella sua mente, ma
questa volta, si sarebbe fermato, rompendo il silenzio con parole e musica e
lei, avrebbe avuto, finalmente, la sua compagnia.