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Nuova pagina 1
La rubrica
nasce dalla necessità di informare. Offriamo ai nostri lettori uno spazio di
comunicazione, una bussola per orientarsi all’interno del mondo dell’arte in
tutte le sue espressioni dall’arte classica, alla tecnoarte. Visibilmente questa
società “si sorveglia” come si dice di un regime alimentare, regolando in uno
stupefacente carnevale l’eccessiva percezione di sensi, immagini, arti. Un
totalitarismo dolce, suadente, che tutto pervade. L’arte nell’epoca della sua
riproducibilità tecnica perde le sue caratteristiche di unicità per divenire
ripetibile: tutto è spettacolo, esplosione di simboli e segni per
sovrasignificare sul reale. Al punto che si sono creati neologismo come
Global-loc (globale-locale), shopentertainment, architainment (architettura che
fa spettacolo) o japanimation. Davanti alla mistificazione consumistica della
vita, l’artista risponde con il gioco-spettacolo dell’arte. Sarà un Cicerone
d’eccezione, fedele all’obiettivo del cardinal Scipione di condividere con i
propri ospiti i capolavori d’arte. Intingendo il pennello della scrittura
nell’intelletto, invitando il lettore alla fruizione ipermediale degli articoli
che vi proporremo. |
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Luca Magrini Cupido
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ID | Titolo Articolo | Rubrica | Redattore Articolo | n° | Link |
335 |
Il corpo mutante |
Artefactum |
Luca Magrini Cupido |
01/2008 |
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Testo Articolo |
Nuova pagina 2

Testo di Luca Magrini Cupido,
immagini: Jasper Johns, Le quattro stagioni, encausti su tela.
Una riflessione sull'uomo e le
manipolazioni del suo corpo, viene dalla Body Art. Una tecnica in
cui il medium e' il corpo, i campi di esplorazione sono il corpo
stesso, il sesso, la malattia come metafora di una societa'
alienata. Termini come robot. cyborg, corpo "postumano" assumono
nuovi significati alla luce dei trapianti e della clonazione umana.
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Le
opere di alcuni artisti moderni sempre piu' spesso pongono in
contatto scienza medica, tecnologia mediale e identita', con la
ricerca e il tentativo di riappropiazione della fisicita' di
identita' virtuali ed estreme, in una continua interazione
corpo-mente che scavalca e supera la dicotomia cartesiana res
cogitans – res extensa rendendole unita' indivisibili.
Stelarc, performer australiano, include tecnologie prostetiche
nell’immagine di se stesso, trapiantandosi un terzo braccio
elettromeccanico, che e' collegato al proprio sistema nervoso e ad
un computer, tenta di ridisegnare il corpo secondo una concezione
panplanetaria della fisiologia Stelarc utilizza, nella sua
performance Body Sculpture, la tecnologia medica per arrivare a
sondare l’interiorita' del suo corpo attraverso una
gastro-endoscopia, con finalita' estetiche: mostrare la bellezza
dell’interiorita' umana. |
Stelarc evoca la figura di un corpo cavo, aperto a ricevere nuovi
organi artificiali: "Se potessimo costruire una pelle sintetica
capace di assorbire ossigeno direttamente attraverso i pori e di
convertire efficacemente la luce in sostanze chimiche nutritive
potremmo radicalmente ridisegnare il corpo, eliminando molti dei
suoi sistemi ridondanti, dei suoi organi malfunzionanti,
minimizzando l’accumulazione delle tossine nella sua chimica. Il
corpo vuoto sarebbe un miglior ricettacolo per i componenti
tecnologici.", per Stelarc il corpo non va piu’ considerato come
soggetto ma come oggetto , e non come oggetto di desiderio ma come
oggetto di riprogettazione. Modificare l’architettura del corpo
significa adeguare ed estendere al sua consapevolezza del mondo, il
corpo puo’ essere amplificato ed accelerato fino alla velocita' di
fuga planetaria. |
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Stelarc cioe' sostiene che nel mondo dell’informazione in cui ogni
dato e' disponibile immediatamente in ogni punto del pianeta non si
puo’ continuare a progettare una tecnologia per il corpo quando la
tecnologia usurpa e surclassa il corpo in continuazione; Stelarc
dice che il collegamento diretto macchina-cervello non e' piu’ solo
un’immagine fantascientifica ma una necessita' reale. Robot, cyborg,
corpo reso "postumano". Un’area che fa leva (al di la' dell’ondata
di emozione davanti ai primi sconvolgenti risultati) sulle forti
pulsioni a superare i limiti del corpo, a migliorarlo, perfezionarlo
e renderlo non deperibile, immortale.
Si
prefigura il passaggio dal robot come sostituto (ma anche come
doppio), dal Cyborg come forma prostetica di tecnologie
bio-meccaniche al corpo "ri-creato" e finalmente "creato". Il Cyborg
che nasce nella fantascienza degli anni ’20 e' letterarmente
cybernetic organism, una creatura in cui corpo dell’uomo e corpo
della macchina si trovano inestricabilmente intrecciati.
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Nel
mondo reale il Cyborg e' sempre "medical Cybrorg" dice Antonio
Caronia,l’invasione del corpo da parte della tecnologia non si
esaurisce certo nella coesistenza fisica di dispositivi artificiali
e tessuti naturali. Nel Cyborg il processo di esteriorizzazione si
e' talmente esteso da rovesciarsi nel suo contrario, questo rende
insensati la maggior parte dei filtri attraverso i quali guardiamo
il mondo. disponibile immediatamente in ogni punto del pianeta non
si puo’ continuare a progettare una tecnologia per il corpo quando
la tecnologia usurpa e surclassa il corpo in continuazione; Stelarc
dice che il collegamento diretto macchina-cervello non e' piu’ solo
un’immagine fantascientifica ma una necessita' reale. Robot, cyborg,
corpo reso "postumano". Un’area che fa leva (al di la' dell’ondata
di emozione davanti ai primi sconvolgenti risultati) sulle forti
pulsioni a superare i limiti del corpo, a migliorarlo, perfezionarlo
e renderlo non deperibile, immortale. |
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Ma se s'
impone una differente prospettiva alla dicotomia naturale/artificiale,
allora va ripensata anche la centralita' del corpo umano in quanto dato
biologico che si costituisce nell' interazione fisica con il reale. Il corpo
nella nuova visione diviene una superficie d' incrocio per le molteplici
informazioni offerte dalla realta' circostante, un campo d' iscrizioni di
codici socio - culturali , un elemento che si struttura, si delinea, non dal
rapporto diretto con la natura ma attraverso l' operato artificiale dell'
uomo "...al momento in cui e' inteso come naturale il panorama artificiale
che ci circonda, non esiste piu' un sentito interesse alla tutela e al
mantenimento dell' uomo nella sua integrita' psicobiologica.
L'uomo
cosi' si presta ad essere manomesso, migliorato, adeguato alle esigenze
della vita sociale, sia che si tratti di chirurgia estetica che d'
ingegneria genetica...". Dice Freud : " il corpo , e soprattutto la sua
superficie e' soprattutto , e' un luogo dove possono generarsi
contemporaneamente percezioni interne ed esterne. E’ veduto come qualsiasi
altro oggetto , ma alla palpazione da’ luogo a due specie di sensazioni, una
delle quali puo’ essere equiparata ad una percezione interna. E’ stata
illustrata a lungo dalla psicofisiologia la maniera in cui dal mondo delle
percezioni emerge la percezione del proprio corpo. L’Io e' anzitutto un’entita'
corporea,non e' soltanto un’entita' superficiale, ma anche la proiezione di
una superficie. Cioe' l’Io e' in definitiva derivato da sensazioni corporee,
soprattutto da sensazioni provenienti dalla superficie del corpo. Esso puo’
dunque venir considerato come una proiezione psichica della superficie del
corpo, e inoltre, come abbiamo visto, il rappresentante degli elementi
superficiali dell’apparato psichico". La differenza tra le concezioni
settecentesche dell’automa e quella novecentesca del cyborg e' chiara,
l’automa rassicurava riguardo l’eccellenza del corpo dell’uomo, il cyborg ci
presenta invece un nuovo uomo e un nuovo corpo mutante. Il Cyborg comunque
e' uno dei tanti possibili processi di ibridazione che riguardano la
post-modernita', c’e' una differenza tra l’ibrido dell’antichita' nella sua
origine etimologica di Hybris, cioe' insolenza, arroganza, sfida alla
necessita':Ananke. Ananke non stringe in modo cosi’ pressante i nuovi ibridi
contemporanei, la devianza dell’ ibrido perde la sua caratteristica di
trasgressione per essere riassorbita nel tessuto capitalistico. Comunque
quando il limite del corpo viene attraversato da un’operazione chirurgica ed
il corpo subisce una mutazione, divenendo cyborg esso deve rinegoziare
socialmente ,continuamente, la sua identita'; la sua stessa vita diventa un
rito di iniziazione permanente.
Con la
performances degli anni ’90 Orlan ci ha resi partecipi alla contaminazione
tra il suo corpo e la nuove tecnologie; partendo dalla certezza che il
«corpo e' obsoleto», l’artista-mutante ci ha portati nella sala operatoria
per assistere alla metamorfosi tecnologica che le ha consentito di sentirsi,
finalmente, degnamente rappresentata dal suo nuovo volto.
Grazie alle ultime tecniche chirurgiche
l’artista ha potuto modificare il suo viso, su cui convivono tratti dei visi
femminili piu' conosciuti della storia dell’arte, mettendo in scena la
perdita e il ritrovamento della sua identita', in nome dell’arte.
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335-il mio corpo che cambia.mid |
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