
19 - LA POESIA DIALETTALE
( TRILUSSA)
Trilussa è lo pseudonimo di Carlo Alberto Salustri ( Roma 26 ottobre1871 – 21
dicembre 1950 ), artista fine ed estroso e noto come favolista satirico in
dialetto romanesco con una vena malinconica e amara, autore di un gran numero di
poesie, alcune delle quali in forma di sonetti di cui spesso ne illustrava
personalmente il testo; dopo un ‘infanzia molto povera e studi non proprio
regolari, debuttò prestissimo nel 1887 con alcune brevi poesie romanesche,
ispirato dalla gente e dalle strade di Roma di cui i suoi personaggi fanno parte
e crebbe la sua fama tra il 1920 e il 1930 quando la sua notorietà raggiunse il
massimo, pur non frequentando mai i circoli letterari del tempo.

La satira di Trilussa è scherzosa, diretta contro le piccole miserie della vita,
i cui compromessi vengono ridicolizzati con umorismo punzecchiante. Nella sua
poesia c’è un profondo insegnamento politico: fin quando gli sfruttati e gli
oppressi sono divisi tra loro, i padroni avranno sempre la meglio. Il poeta non
tacque neanche durante il fascismo, anzi espresse sempre, in maniera moderata ed
onesta, l’ostilità popolare alla dittatura. Con arguzia e modi disincantati,
Trilussa ha commentato circa cinquanta anni di cronaca romana e italiana,
dall’età giolittiana agli anni del fascismo e a quelli del dopoguerra.
Personaggio davvero particolare, Trilussa visse di proventi editoriali e di
collaborazioni con vari giornali come “Rugantino”, “Il don Chisciotte di Roma”,
“Il Travaso delle idee” e l’Almanacco “Er Mago de Vorgo”; era anche un bravo
dicitore dei suoi versi e come lettore di poesie, fece anche diverse
rappresentazioni in Italia e all’Estero. In molte sue opere i protagonisti sono
animali che danno vita a momenti di indubbia ilarità, mettendo allo stesso tempo
in ridicolo vizi e difetti dell’uomo. Trilussa collaborò anche con il famoso
chansonnier Ettore Petrolini, per il quale scrisse alcuni importanti testi
teatrali; nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi
il 1° dicembre 1950, morì soltanto venti giorni dopo la sua nomina.
Le sue opere più importanti sono: Quaranta sonetti (1895), Favole romanesche
(1900), Er serrajo (1903), Ommini e bestie (1908), Lupi e agnelli (1919), Le
cose (1922), Tutte le poesie (postume 1951); inoltre “Le storie” (1913), “Giove
e le bestie”, “Cento favole”, “Acqua e vino” e “La gente” (1927).

Qui di seguito un piccolo assaggio della poesia di Trilussa con un sonetto
tratto da “Acqua e vino” :
Felicità
C’è un’Ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se va....
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.
ANTONIO TIMONI