
Sì,
anche quest'anno è arrivato il Natale!
Con
un po' di buona volontà mi sono messo a cercare nella mia libreria qualche
riflessione su questa festività religiosa che potesse aiutarmi a trasmettere ai
lettori del giornale quei sentimenti che ho dentro di me ma che non è facile
esprimere.
Ho
ritrovato un libricino che tempo fa mi offrì spunti utili per preparare momenti
di riflessione per i giovani della parrocchia: ho allora pensato di riproporre
anche ai lettori del giornale uno di questi spunti di riflessione.
Ascoltiamo
padre G. Basadonna che ci parla attraverso le pagine del libricino
"Dio Viene Ancora":

Natale
è sempre un giorno nuovo.
Nonostante
le tradizioni e le abitudini, nonostante la macchina pubblicitaria che dissacra
e banalizza anche questo giorno, nonostante il crescere dell'indifferenza
religiosa, Natale è ancora un germe di vita, un segreto di novità.
Si
può tentare un ricupero di questa vitalità, scendere nel profondo del nostro
spirito là dove ancora palpita un po' di poesia, trovare ancora tracce di fede
e di speranza non morte del tutto?
Si
può pensare di ridare a questo giorno il suo significato più vero, e renderlo
realmente una nascita, si può volere almeno per un giorno rispondere ai
propri desideri più genuini?
Si
può mettere da parte ingombri di ogni genere, liberarci da pesi e legami così
soffocanti, si può lasciar apparire finalmente quell'uomo vero, quella persona
libera e grande che sappiamo di essere e che vorremmo essere?
Noi
crediamo di sì!
Perché
Dio viene ancora, perché Dio non è stanco dell'uomo e si fida
ancora di lui, perché Dio non teme di sporcarsi entrando nella
nostra storia personale e sociale, perché Dio viene e ci chiama.
Perché
è Natale, oggi, come lo è domani e sempre: perché Dio è il Dio-con-noi, e
non un dio lontano, una teoria, un sentimento, un'illusione, una filosofia.
A
patto che si voglia fare Natale come un giorno diverso da tutti gli altri, a
patto che si faccia Natale con Dio, a patto che si abbia il coraggio di vivere
in prima persona quel meraviglioso racconto di un Bambino che nasce in una
stalla vicino a Betlemme.
Se
Dio viene ancora, sarebbe sciocco non rendersene conto.
Se
Dio viene ancora, sarebbe tragico non volerlo accogliere.
Se
Dio viene ancora, sarebbe criminale chiudergli la porta.
Se
Dio viene ancora, non vogliamo perdere l'appuntamento.
Dio
viene ancora in questo Natale.
Questo
è il segno che Dio viene: è nato un bambino in una grotta vicino a Betlemme.
Dio
viene: è Natale. Dio viene in questo Natale di questo anno. Nonostante tutte le
cattiverie, le ingiustizie, le violenze, le imposture, nonostante i continui
tentativi dell'uomo per espellere Dio dalle coscienze, dalla vita pubblica, dal
pensiero e dall'azione quotidiana, Dio viene ancora.
Perché
non andargli incontro?
Perché
cancellare il Natale dalle nostre abitudini, o renderlo soltanto un giorno di
festa e di evasione? Perché fare Natale come se non fosse il « giorno natale
» di Dio sulla terra?
Perché
si fa Natale con persone, con cose, con abitudini le più disparate, e non si fa
Natale con Dio?
Con
chi fare Natale quest'anno?
Anche
quest'anno, come tutti gli anni passati, così carico di sofferenze, di dubbi,
di paure, quest'anno ancora così oscuro nei suoi risvolti sociali ed economici,
quest'anno ancora così desolato in una solitudine che sembra crescere e
isolare gli uomini... come vogliamo vivere il Natale?
Anche
quest'anno vogliamo un Natale senza Dio, senza Gesù Bambino, senza l'incontro
vero con Lui, soltanto un Natale ripiegato sui soliti interessi, un Natale con i
soliti regali, un Natale tutto esteriore, tutto materiale, tutto vuoto?
Dobbiamo
fare Natale con Dio!
Non
è facile. Natale è un prodotto già confezionato da acquistare nei grandi
magazzini, nei supermercati, o presso i negozi sofisticati e lussuosi di grande
prestigio.
C'è
il Natale del ricco, occasione di una spesa sontuosa di grosse cifre, per un
proprio comodo o per soddisfare il capriccio di qualche persona a cui si è
legati.
C'è
il Natale borghese di chi vuole solamente trovare l'occasione o la scusa per un
giorno di pazzia, per appagare desideri altrimenti proibiti e toccare un istante
la soglia di un mondo a lungo sognato.
C'è
il Natale dell'indifferente che nemmeno si preoccupa di dare un senso a quel
giorno, e sfrutta quanto gli altri fanno o lasciano fare.
E
c'è anche il Natale di chi finge di credere, e ancora ripete gesti e parole e
partecipa a riti che ieri dicevano una fede reale, e oggi suonano di vuoto
lasciando una eco di tristezza nel cuore.
Ma
se Dio viene ancora, perché non accoglierlo?
Perché
non lasciarsi sedurre da quell'antico evento che di fatto ha scosso le
fondamenta del vivere umano?
Perché
non cercare la strada sulla quale Dio ancora ci aspetta, anzi sulla quale ci sta
venendo incontro?
Bisogna
forse consultare carte geografiche, leggere segni e tracce che possano indicare
dove è il luogo dell'appuntamento, seguire richiami che vengono da zone
abbandonate e lontane?
No!
Bisogna semplicemente accettare l'iniziativa impensabile di Dio che stravolge
ogni nostro schema e ogni nostro progetto.
Bisogna
avere il cuore umile che si arrende di fronte al gesto concreto di Dio, e lo
riconosce nel Bambino che nasce: umile nell'accettare che Dio sia ancora e
sempre più grande di noi, più grande anche della nostra miseria.
C'è
un orgoglio da vincere.
Non
siamo noi i padroni assoluti di noi stessi, i costruttori solitari della nostra
storia, gli inventori geniali del nostro destino. Siamo creature, usciti dalle
mani di Chi ha voluto farci esistere, e che ora vuole farci rinascere a una vita
nuova, a un rapporto più pieno con lui.
C'è
una pigrizia da superare.
Non
basta quello che nasce e cresce da solo nel povero giardino del nostro vivere
quotidiano, quello che non chiede fatica, quello che già troviamo dentro di
noi.
Non
bastano quegli elementi che sembrano naturali, solo perché emergono in noi
senza essere generati da noi.
Siamo
chiamati a decidere, a scegliere, a conquistare qualcos'altro che ci viene
offerto come risposta alle attese più profonde e più vere del nostro animo,
siamo chiamati a fare la fatica e lo sforzo per non deludere noi stessi.
C'è
una paura da sfatare.
Non
tutto in noi è visibile, garantito, misurato e pesato, e libero da sorprese:
anzi, ciò che più attira la nostra curiosità è proprio ciò che sembra
misterioso, ignoto, non assicurato.
Siamo
fatti per il nuovo, per il grande, per il rischio.
Ma
c'è sempre la paura di perdere, di non godere abbastanza, non si vuole aprire
la mano per cogliere ciò che viene offerto lasciando andare quanto ci sembra di
stringere già.
La
novità suprema, il supremo rischio, l'Eterno, l'Infinito, ci chiamano e si
offrono a noi.
Natale
non è più un piccolo giorno subito spento, un sentimento bruciato nel gesto di
un momento, un'impressione soffocata dall'abitudine, una traccia sulla sabbia
cancellata dal vento.
Natale
è Dio che viene ancora.
Bisogna
mettersi con lui, cercare lui, aprire le porte a lui, offrirgli ancora una volta
almeno una grotta, una stalla di fortuna, un luogo povero e dimesso, un angolo
del proprio cuore.
Basta
almeno un gesto sincero: e lui lo renderà presepio, coro di Angeli, stella
straordinaria, commozione di pastori, annuncio dei Magi, gioia di salvezza.

Buon
Natale a tutti i lettori da Paolo !