In
questo periodo la Chiesa ci propone un tempo liturgico particolare: il
tempo di Quaresima.
La
parola Quaresima viene dal latino “Quadragesima” che significa
quarantesimo giorno. Questo periodo dura, infatti, 40 giorni nel ricordo
dei 40 giorni che Gesù passò nel deserto in preghiera e in digiuno
mentre era tentato. Ma già nell’Antico Testamento questo numero
significativo ricorre ogni qualvolta l’uomo si prepara all’incontro
con Dio-Padre. Infatti, ci vollero 40 giorni e 40 notti perché le acque
del diluvio ricoprissero la terra. Così il tempo necessario al popolo
Ebreo per prepararsi ad entrare nella terra promessa è di 40 anni. Il
soggiorno di Mosè sulla montagna per ricevere i dieci comandamenti, dura
40 giorni. Elia camminò 40 giorni con la forza del cibo datagli nel
deserto. Ed agli abitanti di Ninive sono concessi 40 giorni per
convertirsi e fare penitenza.
Nell’anno
liturgico non c’è solo la Quaresima che dura 40 giorni; una tappa
significativa del tempo Pasquale è la solennità dell’Ascensione, che
cade 40 giorni dopo Pasqua.
Quaranta
giorni, abbiamo detto, indica chiaramente un tempo di preparazione, un
tempo sufficiente, opportuno, necessario per fare una completa esperienza
della salvezza di Dio. La Quaresima, allora, non può esaurirsi in sé
stessa; ci porta, infatti, verso la Pasqua, verso la Passione, Morte e
Resurrezione di Gesù. Questo tempo ci aiuta, in un rapporto intimo e
personale con Dio, a rinnovare la nostra vita, a lasciare le nostre
abitudini, i nostri comodi, il nostro perbenismo, le nostre fantasie e
pretese, a compiere il passaggio del bene al male, dall’egoismo
all’amore e quindi dalla morte alla vita.
Quando
Dio vuole qualcosa di speciale da ognuno di noi, lo spinge con il suo
Spirito "nel deserto", come fece con Abramo, con Mosè, con il
popolo d’Israele, … Perché proprio "nel deserto" ?
Il
deserto è:
-
Il luogo della verità:
sei da solo, non puoi barare. Ti accorgi di
quanto veramente vali, di quante radicate sono le tue convinzioni. Nel
deserto si vive a faccia a faccia con noi stessi.
-
Il luogo della tentazione e del sì
a Dio:
la sete, la fame, la voglia di scappare, il non provare nulla si fanno
sentire. Il deserto è la prova dei grandi; per i deboli c’è il
salotto! È l’occasione per capire quanto sei disposto a rischiare per
Dio, quanto sai rinunciare per lui (vedi le tentazioni in Lc 4,1-12),
quanto vuoi amarlo.
-
Il luogo della fede:
chi è nel deserto guarda intorno e vede soltanto sabbia, cielo, il
proprio corpo. Ma se guarda nel profondo del cielo e della terra, se
guarda in sé stesso, può scoprire la presenza di Dio. Occorre saper
contemplare!
-
Il luogo della voce di Dio: Dio non
urla (vedi Elia in 1Re 19,9-18); ha una voce che vuole parlare al nostro
cuore. Come il seme cresce nel silenzio del suolo, così la parola di Dio
si pianta e inizia a maturare nel silenzio del tuo cuore (Mc 4,26-29).
Portandoci
"nel deserto" Dio vuole che ritroviamo la nostra identità, che
sappiamo chi siamo davvero, che scopriamo i suoi progetti su di noi, … e
che ci mettiamo nelle sue mani, che ci affidiamo totalmente a Lui e
compiamo la sua volontà.
Dio
deve essere il mio unico Signore da adorare e da servire nel compito che
mi affida nel vivere la mia fede.

La nostra
fede però, non può essere vissuta solitariamente, ma scopriamo anche la
dimensione comunitaria della chiamata personale che Dio ci ha rivolto. Per
esempio ad Abramo Dio gli dice: “Avrai una discendenza innumerevole,
sarai il padre dei credenti.”; a Mosè: “Torna dal tuo popolo e
toglilo dalla schiavitù d’Egitto.” E così noi: unirci ai nostri
fratelli e sorelle, per fare Chiesa e lavorare alla trasformazione del
mondo nel regno di Gesù.
Auguro a
tutti di vivere, in questo periodo, un fruttuoso tempo di meditazione, di
riscoperta di noi stessi e di esperienza dell'amore di Dio.
a
cura di Paolo
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