Oggi,
per la consueta rubrica "l'angolo della fede", ho pensato di
accennare ad un fatto che nel mondo cattolico crea perplessità: le
apparizioni della Madonna ai veggenti di Medjugorje. Tutti noi, che
ci riteniamo persone razionali e "con i piedi per terra",
istintivamente siamo portati a rifiutare tutto ciò che razionale non è:
vogliamo toccare con mano!
Ma talvolta accadono fatti
che ci lasciano sconvolti, ai quali non è possibile dare una risposta
razionale, che sfuggono ai nostri classici cinque sensi. A quel punto le
possibilità sono solamente due: rifiutare ciò che non si è potuto
sperimentare fisicamente, oppure accettare tali fenomeni per quello che
sono, riconoscendo che le strade di Dio non sempre sono le nostre strade.
Forse, però, c'è anche una terza possibilità: prendere atto che un
fatto straordinario si è compiuto, riconoscere di non riuscire a
comprenderlo, non escluderlo a priori solo perché oggi non lo capisco,
lasciare aperto il mio cuore. Questa terza possibilità è, appunto,
la mia posizione personale riguardo alle apparizioni di Medjugorje.
Qui sotto presento una breve
storia delle apparizioni e una testimonianza personale di un mio amico che
l'estate scorsa si è recato, appunto, a Medjugorje.
Arrisentirci
Paolo
La
Storia delle apparizioni a Medjugorje
A Medjugorje (Citluk, Bosnia-Erzegovina) già
da tempo sei testimoni, sotto giuramento, hanno continuato caparbiamente a
testimoniare che dal 24 giugno 1981 fino ad oggi la Beata Vergine Maria o,
come la chiama qui la gente, Gospa, la Madonna, appare loro quasi
quotidianamente.
Il primo giorno:
Il giorno 24 giugno 1981 alle 18.00 circa i
seguenti ragazzi: Ivanka Ivankovic, Mirjana Dragicevic, Vicka Ivankovic,
Ivan Dragicevic, Ivan Ivankovic e Milka Pavlovic videro, in una zona detta
Podbrdo (sul monte Crnica), una donna giovane e bellissima con un bimbo
tra le braccia. Quella volta non disse loro nulla, ma fece solo loro cenno
con la mano di avvicinarsi. Ma questi, stupiti e spaventati, non si
avvicinarono affatto, sebbene avessero immediatamente pensato che si
trattasse della Madonna.
Il secondo giorno:
Il secondo giorno, il 25 giugno 1981, i
ragazzi, tutti d'accordo, alla stessa ora si recarono nuovamente sul luogo
in cui il giorno prima era loro apparsa la Madonna, nella speranza di
vederLa nuovamente. All'improvviso balenò una luce. Insieme ad essa i
ragazzi videro anche la Madonna, ma senza il bambino tra le braccia. Era
indescrivibilmente bella, radiosa e sorridente. Con le mani faceva loro
segno di avvicinarsi. I ragazzi si fecero coraggio e si accostarono a Lei.
Immediatamente caddero in ginocchio ed iniziarono a recitare il Padre
Nostro, l'Ave Maria ed il Gloria al Padre e la Madonna pregava insieme a
loro, ad eccezione dell'"Ave Maria". Dopo la preghiera, iniziò
a parlare con i ragazzi. Ivanka le chiese subito di sua madre che era
morta due mesi prima. Mirjana chiese alla Vergine un segno per far capire
che i ragazzi non mentivano e non erano matti, come alcuni sostenevano.
Alla fine la Madonna si congedò dai ragazzi con le parole:
"Addio, angeli miei!". Alla domanda dei fanciulli, se cioè
sarebbe nuovamente apparsa loro il giorno seguente, rispose con un cenno
affermativo del capo. Secondo la testimonianza dei ragazzi tutta la
scena era stata indescrivibile. Quel giorno sul luogo in cui i ragazzi
avevano visto la Vergine il giorno precedente non erano presenti Ivan
Ivankovic e Milka Pavlovic. Al loro posto c'erano Marija Pavlovic e Jakov
Colo. Da allora ai sei ragazzi, in base alla loro testimonianza, la
Vergine appare regolarmente. Milka Pavlovic e Ivan Ivankovic che erano
insieme agli altri veggenti il primo giorno, non l'hanno più vista
sebbene successivamente si siano uniti agli altri nella speranza di
vederLa di nuovo.
Il terzo giorno:
Il 26 giugno 1981 i ragazzi riuscirono a
stento ad attendere le 18.00, l'ora in cui la Vergine era loro
precedentemente apparsa. Si recarono di nuovo nello stesso luogo per
incontrarLa. Erano molto felici, ma quella felicità era un po' mista alla
paura dovuta all'incertezza che ancora regnava su tutto questo. Ma
nonostante tutto i ragazzi avvertivano una forza interiore che li attirava
verso la Vergine. Quando i ragazzi erano ancora in cammino una luce
balenò rapidamente per tre volte. Per loro e per gli altri che li
seguivano fu il segno che fece capire dove la Madonna si trovasse. Questa
volta si manifestò qualcosa in più rispetto ai giorni precedenti, ma nel
frattempo la Vergine era improvvisamente scomparsa. Ma quando i ragazzi
iniziarono a pregare riapparve nuovamente ed era meravigliosa, serena,
felice e sorridente. Uscendo di casa, su consiglio di alcune
anziane, un uomo del gruppo che si era recato con i ragazzi sul luogo
delle apparizioni aveva portato con sè dell'acqua benedetta così che i
fanciulli potessero usarla per aspergere l'apparizione ed in questo modo
mettersi al riparo da satana. Una volta in compagnia della Vergine, Vicka
prese l'acqua ed iniziò ad aspergere dicendo: "Se sei la Madonna
rimani con noi, se non lo sei vattene via!". Udito questo la Vergine
sorrise e rimase con i ragazzi. Allora Mirjana le chiese come si
chiamasse e Lei rispose: "Io sono la Beata Vergine Maria." Quello
stesso giorno, una volta che i ragazzi andarono via da Podbrdo, la Vergine
apparve di nuovo, ma solo a Marija e disse: "Pace, pace, pace e solo
pace!" Dietro di Lei c'era la croce. E con le lacrime agli occhi
ripeté per due volte: "La pace deve regnare tra Dio e gli uomini ed
in mezzo agli uomini!" Questo punto si trova circa a metà della
strada che conduce al luogo delle apparizioni.
Il quarto giorno:
Il 27 giugno 1981 la Vergine apparve ai
ragazzi tre volte. Le vennero rivolte parecchie domande alle quali Lei
rispose. Riguardo ai sacerdoti disse: "Possano i sacerdoti credere
saldamente e proteggere la fede del popolo!" Di nuovo Mirjana e Jakov
Le chiesero di lasciare un segno poichè si era cominciato ad insinuare
che i ragazzi fossero matti o drogati. La Vergine rispose loro: "Non
abbiate timore di nulla!" Prima di congedarsi, alla domanda se
sarebbe venuta di nuovo, la Vergine con un cenno del capo rispose
affermativamente. Mentre scendevano da Podbrdo, la Vergine apparve loro di
nuovo e si congedò dai ragazzi con le parole: "Addio, angeli miei!
Andate in pace!"
Il quinto giorno
Il 28 giugno 1981 già sul presto iniziò ad
arrivare un'infinità di gente proveniente da tutte le parti. A
mezzogiorno c'erano quindicimila persone. Quello stesso giorno il parroco
Fra Jozo Zovko interrogò i ragazzi su quello che avevano visto nei giorni
precedenti. Alla solita ora la Vergine apparve di nuovo. I ragazzi
pregarono con Lei e di nuovo Le chiesero alcune cose. Ad esempio Vicka Le
chiese: "Madonna mia, cosa desideri da noi?" ed ancora
"Madonna mia, cosa desideri dai nostri sacerdoti?" ed Ella
rispose "Che il popolo preghi e creda veramente!" e, in merito
ai sacerdoti, rispose che essi dovevano credere realmente ed aiutare anche
gli altri in tal senso. I 6 veggenti furono interrogati nella casa
canonica da Padre Jozo.
Il sesto giorno:
Il 29 giugno 1981 i ragazzi furono condotti a
Mostar per una visita medica e dopo gli esami vennero dichiarati sani. La
dottoressa responsabile dichiarò quanto segue: "I matti non sono i
ragazzi, ma chi li ha portati qui". Quel giorno sul monte
delle apparizioni la folla era più numerosa che mai. Quando i ragazzi
giunsero al solito luogo ed iniziarono a pregare la Vergine apparve loro
immediatamente. In quella occasione Ella invitò tutti a credere:
"Possa il popolo credere veramente e non temere nulla!" Quello
stesso giorno anche la dottoressa che aveva seguito i ragazzi e li aveva
osservati al momento dell'apparizione sentì il desiderio di toccare la
Madonna e quando, su richiesta dei ragazzi, con la mano toccò le sue
spalle avvertì come un brivido che l'attraversava. E lei che non era
credente riconobbe successivamente ed affermò: "Qui c'è qualcosa di
miracoloso!" Quello stesso giorno la Madonna guarì
prodigiosamente un bambino, Danijel Setka, che i suoi genitori avevano
condotto lì chiedendo che venisse guarito. Lei promise, a condizione che
i genitori pregassero, digiunassero e credessero realmente. A quel punto,
il bimbo guarì.
Il settimo giorno:
Il 30 giugno 1981 due ragazze del paese
proposero ai ragazzi di andare con la macchina a fare una passeggiata; in
realtà il loro obiettivo era quello di andare lontano dal luogo delle
apparizioni e di trattenerli fino a quando non sarebbe trascorso l'orario
delle apparizioni. Tuttavia, sebbene i ragazzi fossero lontani da Podbrdo,
all'ora solita delle apparizioni, come avvertendo una spinta interiore,
chiesero di scendere dall'auto. Scesero e pregarono e la Vergine dalla
Collina delle apparizioni, lontano molti chilometri, venne ad incontrarli
e recitò con loro sette Padre Nostro... Così l'inganno di quelle ragazze
non ebbe successo. Subito dopo la polizia iniziò a proibire l'accesso dei
ragazzi e della folla a Podbrdo, il luogo delle apparizioni. Ai ragazzi, e
successivamente neanche alla folla, fu più consentito di recarsi in quel
luogo. Ma la Vergine continuava ad apparire loro in posti segreti, nelle
loro case, in campagna. I ragazzi rinfrancati parlavano apertamente con la
Vergine ed ascoltavano volentieri i Suoi consigli, ammonimenti e messaggi.
Tutto questo proseguì fino al 15 gennaio 1982. Nel frattempo il
parroco aveva iniziato a richiamare i pellegrini in chiesa perchè
partecipassero al Rosario ed alla celebrazione dell'Eucarestia. Anche i
ragazzi venivano e recitavano il Rosario. Anche qui qualche volta la
Madonna apparve loro. Lo stesso parroco Fra Jozo Zovko una volta, mentre
si recitava il Rosario, vide la Vergine. Tutta la chiesa capì che stava
accadendo qualcosa di insolito. In seguito egli stesso ha dichiarato che
in quella occasione aveva davvero visto la Madonna. E lui che fino ad
allora non solo aveva avuto dei dubbi, ma era stato contrario alle voci
sulle apparizioni, divenne il loro fautore e continuò a renderne
testimonianza al punto da venire rinchiuso in prigione per un anno e
mezzo.
In seguito:
Dal 15 gennaio 1982 i ragazzi videro la
Madonna in una zona vicina alla chiesa e questo fu concesso loro dal
parroco a causa delle recenti difficoltà e pericoli e la Vergine aveva già
precedentemente acconsentito. Dal mese di aprile 1985, su richiesta del
vescovo diocesano, i ragazzi abbandonarono questo spazio che era il luogo
delle apparizioni ed ebbero in cambio una stanzetta nella casa
parrocchiale. Per tutto questo periodo di tempo, dall'inizio delle
apparizioni fino ad oggi, solo cinque giorni i ragazzi non hanno visto la
Madonna. La Vergine non è sempre apparsa nello stesso luogo, alle
stesse persone o agli stessi gruppi, e le Sue apparizioni non hanno sempre
avuto la stessa durata. A volte sono durate solo un paio di minuti, a
volte ore. Inoltre la Vergine non è sempre apparsa quando i ragazzi lo
desideravano. Una volta i ragazzi pregarono ed attesero, ma la Vergine non
apparve nè a quell'ora, nè dopo, in modo inaspettato. Talvolta è
apparsa ad alcuni e non ad altri. Se non aveva precedentemente promesso di
apparire ad una certa ora, nessuno era in grado di prevedere se o quando
sarebbe apparsa. Non si è manifestata solo ai veggenti, ma anche ad altre
persone di qualsiasi età, cultura, razza o interesse. Tutto questo ci fa
capire che le apparizioni non sono controllate dall'uomo, che non
dipendono dal tempo, dal luogo, dal desiderio o dalle preghiere dei
veggenti e del popolo, ma solo dalla volontà di Colei che appare.

I
GIORNI DI MARIA
Questo
è il personale resoconto-testimonianza di un Pellegrinaggio a Medjugorje,
svoltosi dal 12 al 18 agosto 2004 e organizzato dal Centro Maria. Le
impressioni che scrivo sono “a caldo”, e mi baso unicamente su ricordi
ed emozioni personali, senza ricorrere ad appunti o altre particolari
fonti. Sono andato perché conosco il messaggio di Medjugorje ormai da
anni, l’invito della Madonna a convertirsi, pregare e vivere i suoi
messaggi (praticamente il Vangelo) e desidero conoscere il posto da dove
questo fiume di Grazia si sta riversando sul mondo intero. Non mi sbaglio:
Medjugorje è davvero un dono di Dio.
SI PARTE. Appuntamento a Santa Croce in Gerusalemme, partenza per le ore
14. C’è parecchia gente, un po’ da ogni parte d’Italia: Roma,
Cagliari, Alatri, Benevento, Caserta…le età sono miste, ci sono molti
giovani ma con una leggera prevalenza di partecipanti in età matura: in
tutto 110 persone. C’è chi è venuto col gruppo della Parrocchia, chi
in coppia, chi da solo. Alle 14 spaccate (scopriremo che il Centro Maria
funziona meglio di qualsiasi corpo militare…) si parte con due pullman,
uno formato dai più giovani e l’altro con persone un po’ più avanti
con l’età.
ROMA-SPALATO.
Facciamo un momento di preghiera e poi la nostra guida, Sonia, un
indimenticabile connubio tra un orologio svizzero e una mistica
medioevale, comincia subito a parlarci del nostro Pellegrinaggio
(scopriremo che parla molto, molto…). Ci dice come iniziarono le
apparizioni nel 1981 a quei sei ragazzini: Vicka, Marija, Mirjana, Ivanka,
Jacov ed Ivan. La Madonna appare perché in quell’ignoto paesino croato
ha trovato ancora Fede. Il suo messaggio è semplice, Lei è la Kralice
Mira, la Regina della Pace, e ci invita a ritrovare la Pace con Dio, e
la Pace tra noi uomini. Maria piange, è il 25 giugno 1981, le 18,40.
Esattamente dieci anni dopo, il 26 giugno 1991, scoppierà in Jugoslavia
quella nefasta guerra che tutti abbiamo conosciuto. Sonia ci parla delle
difficoltà che incontrarono inizialmente i sei veggenti (c’era
l’ateismo di stato). Ci introduce alla conoscenza di un personaggio che
incontreremo, Padre Jozo Zovko, al tempo dell’inizio delle apparizioni
Parroco di Medjugorje, ed ora trasferito: inizialmente scettico sulle
apparizioni (chi non lo sarebbe stato?) e poi successivamente accanito
difensore dei piccoli veggenti al punto da finire in carcere per diciotto
mesi (si pensa che anche Lui abbia visto la Madonna). Successivamente in
quel desolato paesino croato cominciano a giungere persone da ogni parte
del mondo, anche nelle maniere più inspiegabili: c’è chi si ritrova lì
e non sa neanche come, chi ha sognato una chiesetta in Jugoslavia, chi ha
sentito di misteriose apparizioni etc…. A questo punto Sonia ci parla di
un volontario del Centro Maria, Franco, che abbiamo visto un attimo alla
partenza e che rivedremo al ritorno. Franco partì parecchi anni fa con la
fidanzata per Medjugorje, anche lui un po’ scettico. Al ritorno la
fidanzata diventa monaca di clausura, Franco vuole farsi frate ma si
accorge di riuscire a compiere guarigioni inspiegabili e conversioni
portentose. Non lo vogliono in nessun convento, così consacra la propria
vita alla Madonna e al Centro Maria, conducendo migliaia di persone a
Medjugorje. Sonia non si stancherà di ripetere che la conversione di
Franco è dovuta alla vita di Preghiera di sua madre, una vera santa.
Anche se ci hanno raccontato i miracoli più incredibili (ne accennerò
qualcuno dopo) sono due persone con i piedi ben piantati per terra. In
ogni caso, seppur questa Medjugorje è un paese dove avvengono
innumerevoli grazie di ogni genere, in specie spirituali, bisogna venire
con il cuore aperto. La nostra guida ci racconta di come molti sono andati
a Medjugorje col cuore chiuso, scettici, indifferenti, e così sono
tornati. Ma vedremo che non sarà il nostro caso e penso neppure il caso
di nessuno che era con noi (almeno nel nostro pullman). Arriviamo ad
Ancona per l’imbarco notturno, e dopo un’estenuante attesa si sale
sulla nave che la mattina dopo arriverà a Spalato.
SPALATO-MEDJUGORJE.
Le terre croate sono veramente suggestive, le famigerate spiagge appaiono
forse un po’ spoglie, ma sicuramente bellissime. Alcune insenature sono
da capogiro. Tra un Rosario ed un canto, superando un altra dogana con
qualche problema (Medjugorje è in Bosnia-Erzegovina, proprio il posto
della guerra, ma non è stata mai sfiorata dalla guerra, come aveva
promesso Maria: ogni volta che volevano bombardare, il cielo si annuvolava
inspiegabilmente) si arriva a destinazione. Intanto abbiamo una bella
notizia: quella sera stessa il veggente Ivan riceverà un’apparizione
straordinaria, quella che la Madonna fa proprio per noi per noi
pellegrini, sul monte dove iniziarono le apparizioni, il Podbordo.
Un’accoglienza migliore davvero non potevamo trovarla! Ognuno si
comincia a chiedere che succederà la sera, se vedrà la Madonna o chissà.
Pioveva a dirotto durante il viaggio, ora comincia a smettere. Sonia ci
dice di non preoccuparci per le condizioni metereologiche. In dieci anni
di pellegrinaggi non ricorda un solo maltempo che abbia rovinato un evento
in programma. Ci fa il caso, emblematico, di un’apparizione
straordinaria in cui si era scatenata una tempesta. C’erano pioggia,
fulmini, tuoni tutt’intorno, ma sul punto dove si erano radunati i
pellegrini per attendere Maria, neanche una goccia. Sonia non smetterà di
presentarci la Gospa (così si dice Madonna in croato) come la più
delicata delle Madri, colei al quale devi donarti senza riserve per
arrivare a Gesù.

DESTINAZIONE. Un turista
rimarrebbe deluso. Medjugorje è un paesino neanche molto originale.
Qualche casa e un po’ di piccoli alberghi fanno da contorno ad una
Chiesa e ad una serie di negozietti di paccottaglie religiose; non è un
battuta: è il luogo più anonimo del mondo. Sonia ci racconta che la
Chiesa, quella che ormai contraddistingue ovunque l’immagine di questo
luogo, venne costruita negli anni 30 da un Tizio che si era messo in testa
di voler erigere quella costruzione in mezzo a quattro casupole. La gente
lo considerava pazzo: nessuno di quei paesini croati aveva una Chiesa così
grande, di solito solo una cappella per i pochi abitanti. Ma Lui non
desistette e costruì. Aveva profetizzato: un giorno qui verranno talmente
tante persone che questa Chiesa non basterà a contenerle e sorgerà anche
un aeroporto. La prima profezia è storia da più di un decennio, per la
seconda vedremo. In ogni caso anche il Santuario non ha nulla di
particolarmente bello, nulla a che vedere con i posti cui siamo abituati
in Italia. E’ anonima anche la Chiesa. La piazza davanti ha una normale
statua della Kralice Mira. Dietro sorge una Pagoda nella quale si
celebra e si prega quando i pellegrini sono tantissimi. Nulla di
eccezionale all’occhio. E’ proprio vero, lo Spirito soffia dove vuole.
IL SANTUARIO. Un pranzo rifocillante, e poi subito al Santuario. Ci viene
mostrata la canonica dove risiedevano i tre sacerdoti di Medjugorje,
apostoli instancabili della Regina della Pace: Padre Jozo Zovko, Padre
Tomislav Vlasic, anche lui andato via da Medjugorje (ha fondato un comunità
di contemplativi) e Padre Slavko Barbaric, che è andato in Cielo da
quattro anni. Ci viene raccontato di come in quella canonica furono
effettuati i primi esami scientifici sui veggenti mentre avevano
l’apparizione: si sono registrati diversi fatti scientificamente
inspiegabili, per esempio il livello di elettricità presente nell’aria
raggiungeva livelli altissimi.
Ci
raduniamo in cerchio davanti alla statua della Madonna del Santuario e
Sonia guida una bella preghiera in cerchio. Chiede alla Gospa che
accolga i desideri del nostro cuore. Medjugorje, ricalcando il titolo di
un bellissimo libro di Suor Emmanuell Maillard, è “il trionfo del
cuore”, inteso come centro della persona, dei suoi sentimenti e della
sua volontà. Ma è anche il trionfo dei Cuori Santi di Gesù e Maria che
lì aspettano ognuno di noi.

Sul retro del Santuario si apre
un viale chiamato Via Domini con delle Stazioni. Ad un certo punto
si trova un grande Crocifisso da cui esce continuamente una goccia
d’acqua, da una gamba. Si parla di miracolo (la goccia esce
continuamente e la statua è piena all’interno, non vuota) e tutti
cercano di toccare questa goccia. Sonia ci mette in guardia, potrebbe
essere solo un fenomeno naturale.
Infine arriviamo alla tomba di Padre Slavko Barbaric. Sonia ci spiega come
sia stato davvero un protagonista di Medjugorje, per quasi venti anni ha
accolto infaticabilmente i pellegrini. Si alzava alle cinque del mattino
(dopo aver dormito massimo quattro ore) e saliva a turno uno dei due monti
di Medjugorje, il Podbordo ed il Krizevac. Lì pregava e poi cominciava la
sua giornata a servizio dei fratelli, senza fermarsi un attimo. Ha aperto
ben quattro case per gli orfani. Aveva l’apparenza di un burbero, non
era bello, ma era un santo. Il parroco di adesso, Padre Lijubo, dice che
sette frati non riescono a fare quello che Padre Slavko faceva da solo.
E’ stato perseguitato e calunniato anche Lui, hanno tentato in tutti i
modi di mandarlo via. Alla fine ci sono riusciti, a farlo trasferire, ma
Padre Slavko non si muove da Medjugorje: Gesù lo chiama sé mentre sta
pregando sul Krizevac e così Padre Slavko rimane per sempre lì. Il
giorno dopo la sua morte, la Madonna dà un bellissimo messaggio: “Il
vostro fratello Slavko è nato al Cielo ed intercede per ognuno di Voi”.
Sonia ci dice che durante un pellegrinaggio, mentre pregavano davanti alla
tomba di Padre Slavko, un ragazzo paralitico ha gettato le stampelle e ha
ripreso a camminare. Ma è ora di tornare in albergo per cenare: dobbiamo
sbrigarci per prendere buoni posti per l’apparizione (che volete
farci, dice Sonia, siamo un po’ fanatici di Maria, vogliamo
starle vicino) e così in fretta ed in furia si torna a mangiare e poi
si và.
APPARIZIONE NOTTURNA. E così siamo al Podbordo, il monte dove Maria
apparve la prima volta. Percorriamo pochissima strada, la Madonna apparirà
all’inizio della montagna. Abbiamo con noi una torcia, per tornare, ma
prima e durante l’apparizione il buio sarà totale, verrà solo
interrotto da qualche sporadico flash. Ci mettiamo seduti sugli scomodi
sassi del monte e fra canti e Rosari in tutte le lingue (vicino a me
un’americana di colore e una polacca), attendiamo la Gospa

Io sono seduto quasi sotto la
Croce sopra la quale Maria apparirà, intravedo nel buio Ivan, il
veggente, lo fotografo anche. Così dopo un’oretta che siamo là
scomodissimi, ci annunciano che l’apparizione sta per iniziare. Ci
mettiamo in ginocchio. Io guardo il punto dove Maria appare, prego e gli
raccomando me stesso e tutti coloro che mi hanno chiesto di pregare (sono
parecchi). Non vedo nessuna figura strana, non provo nessun particolare
trasporto, niente di niente. Un bambino piange quasi tutto il tempo
dell’apparizione. Al termine viene letto cosa la Madonna ha detto. Il
veggente riferisce che la Madonna è apparsa raggiante, con tre Angeli
accanto. Ha benedetto noi, le nostre famiglie, e gli oggetti sacri che
portavamo addosso (io ho il mio Rosario e una Medaglia Miracolosa)
ci ha chiesto di pregare per i Sacerdoti, i Vescovi, e il Papa. Così
l’evento tanto atteso è finito e nulla di particolare è successo.
Ripensandoci tuttavia lo ricordo come un momento bellissimo, intenso. Se
vi pare strano, questo è un tipico effetto di Medjugorje: senti qualcosa
a scoppio ritardato; subito ti sembra tutto banale, dopo lentamente
l’anima ed il cuore percepiscono la presenza di Dio, leggera e densa di
Pace.
PADRE
JOZO. Il giorno dopo, sveglia alle 6,30, perché dobbiamo subito partire
per partecipare ad un incontro con Padre Jozo in una località vicino
Medjugorje, Siroki Brijeg, dove il Sacerdote ora risiede. Il posto ha una
storia di fede molto bella: negli anni ‘40, trenta francescani del posto
hanno subito il Martirio da parte delle autorità comuniste perché hanno
rifiutato di oltraggiare un Crocifisso.
La chiesa è gremita, io sono proprio davanti a Padre Jozo. Il Sacerdote
ha un aspetto ieratico ed insieme umile, proprio come è la sua parlata,
dolce ma forte. In questi paesi il Sacerdote non è solo un’importante
figura spirituale, ma rivesta una funzione di guida per la gente, guida
che è anche politica. Il sacerdote è insomma un vero e proprio capo in
tutti i sensi. Padre Jozo ha molti carismi, tra cui quello della
predicazione, della benedizione, e della guarigione. Ha sofferto molto e
continua ad essere perseguitato e calunniato anche adesso. Ma è un uomo
di Dio e le anime, come dice Sonia, questo lo percepiscono subito. La sua
predica è molto semplice ed intensa. Ci ricorda che Maria è venuta a
Medjugorje per portarci Gesù. Gesù-Eucaristia deve diventare il centro
della nostra vita perché altrimenti è la fine per tutti. Si scaglia
contro la nuova Costituzione Europea, dove sono assenti i riferimenti alle
radici cristiane. Ricorda la distruzione di molte famiglie ad opera di
satana perché è scomparsa la Preghiera al loro interno. Ci regala un
Rosario ed un’immagine di Maria. Ci invita a guardare con amore
l’immagine della Vergine mentre preghiamo, e ci ricorda “i cinque
sassi” per abbattere i nostri Golia (che poi sono i cinque punti
fondamentali della Regina della Pace): la Preghiera – in primis il
Rosario – il Digiuno, l’Eucaristia, la Parola di Dio, la Confessione
Mensile. Padre Jozo tiene alto un Crocifisso e ce lo addita. “Ricordate
che qui trenta fratelli si sono fatti uccidere per non tradire il loro
Signore Crocifisso”, dice con passione. Parla abbastanza bene
l’italiano, anche se con qualche difficoltà. Al termine
dell’incontro, si celebra l’Eucaristia. Poi alla fine Padre Jozo, che
ha anche un particolare carisma di benedizione, impone le mani sui
sacerdoti che sono presenti e costoro le impongono poi su tutta la gente
presente. Vedo di persona per la prima volta un fenomeno di cui ho già
sentito parlare: alcune persone, dopo questa imposizione della mani,
cadono in una sorta di trance, il cosiddetto “riposo nello Spirito”.
Ci ha spiegato Sonia che è un particolare dono che viene concesso
liberamente dallo Spirito Santo (quindi non và ricercato a tutti i costi)
che ti procura un tale sensazione di benessere, pienezza interiore,
guarigione e luce, che anche il corpo si abbandona e la persona viene
fatta sdraiare per terra, in questo stato che dura qualche minuto. Sonia
un paio di volte l’ha provato. Non penso sia un semplice fenomeno
psicologico, perché la nostra guida è tutto tranne una fissata.
Improvvisamente, si sente una signora un po’ anziana che piange ed urla
perché la figlia ha avuto tale fenomeno. Pensa che gli sia successo
qualcosa di strano, non gli hanno spiegato di cosa si tratta. Padre Jozo
la guarda, poi vedendo che non smette scende dall’altare, va da lei e la
rimprovera aspramente per il baccano, dandole anche un leggero ceffone.
Non è uno che le manda a dire! Ricevo anch’io l’imposizione delle
mani, ma non provo niente neanche stavolta. Ritorniamo in albergo per il
pranzo. Nessuno del pullman ha avuto il dono del riposo nello Spirito.

MARIJA, PADRE LIJUBO E ALTRO.
Il Pomeriggio ci rechiamo in un locale chiuso e molto grande del Santuario
dove la veggente Marija terrà un incontro. Il luogo è strapieno. Riesco
a trovare un posticino per terra ma vedo Marija solo a tratti, tante sono
le persone che ho davanti. Marija è come la si vede in foto nei filmati,
è una donna normale, non particolarmente alta né bassa, con il volto e
la voce molto dolce. E’ dotata di un gradevole senso dell’umorismo, in
particolare ci fa ridere quando commenta la traduzione simultanea in arabo
di un prete, di cui non capisce mezza parola. Inizia parlandoci dei primi
tempi delle apparizioni, che sono stati difficili per tutti e sei i
veggenti (“con le autorità che ci impedivano di andare al monte per
l’apparizione, e il parroco che non voleva farci venire in Chiesa perché
pensava che non fosse vero”). Ci parla del Digiuno, ricordandoci che
è un impegno forte (anche i suoi bambini si sforzano per farlo).
Rinunciando, possiamo e dobbiamo anche aiutare i poveri che non hanno
niente. Marija ha donato un rene a suo fratello, che ha consentito a
quest’ultimo di vivere più di quanto era stato preventivato. E’ morto
quest’anno. Ci ricorda l’importanza della Confessione, rivelandoci
come una volta la Madonna durante l’apparizione abbia concesso di farsi
toccare dai pellegrini (alcuni hanno sentito freddo, altri caldo, altri
come una scossa elettrica) ed intanto la Vergine si riempiva di macchie
nere, spiegando poi alla veggente che erano i peccati degli uomini a
creare tali macchie. Dopo Marija la sala si svuota di metà e viene a
parlarci Padre Lijubo, il nuovo parroco di Medjugorje. Ha un modo di
discorrere molto calmo, non gesticola mai. Padre Lijubo ci ricorda
l’importanza di venire a Medjugorje per convertirsi ed accogliere i
messaggi della Vergine, e non per cercare esperienze strane o
straordinarie. Cita l’esempio del Crocifisso da cui esce acqua. “Non
sappiamo se è vero, forse è solo un segno, ma è sbagliato andare lì a
raccogliere quella goccia quasi avesse potere magico”. Finisce di
parlare, e a quel punto usciamo all’aperto dove i sacerdoti cominciano a
confessare. Lo spettacolo delle confessioni è veramente unico, centinaia
di persone sono in attesa per ricevere questo Sacramento. E’ una cosa
che non si veda in nessun altro santuario al mondo: basta che un prete si
metta seduto, e dopo pochissimo decine di persone sono in fila per
confessarsi. Tra le persone in fila vedo anche Claudia Koll, l’attrice
convertita, con un Rosario in mano. Passo poi il resto della giornata lì,
pregando ed osservando il Santuario. Di fronte a quell’atmosfera così
bella, densa di pace, il mio spirito è davvero pieno di gioia. Percepisco
la presenza dello Spirito Santo e di Maria forti, quasi palpabili. Mi
riviene in mente l’espressione di un Religioso: “A Medjugorje la Pace
si taglia a fette”, ed è proprio vero. Sono stupefatto anche per le
tante persone, in particolare giovani che pregano, e vedo tutta la
bellezza della Chiesa, di cui Maria è Madre: a Medjugorje si sente come
non mai che Maria è davvero tua Madre e ti ama profondamente, totalmente.

La sera c’è l'Adorazione
Eucaristica. Vi partecipo per mezz’ora e sicuramente anche questa
esperienza è molto bella. Vi sono migliaia di persone davanti a quel
Sacramento esposto e ripenso alla Adorazione nelle nostre Chiese, dove al
massimo siamo una decina.
IL PODBORDO e VICKA. La mattina dopo (E’ il 15, Festa dell’Assunta),
la “tedesca” Sonia ci fa svegliare alle 7,30 per andare al monte
Podbordo, dove iniziarono le apparizioni. Prima di arrivare al monte
sostiamo dinanzi alla casa di Vicka, una delle veggenti. Vicka purtroppo
non è presente per via di una difficile gravidanza, ma ci viene
raccontato di come sulla scala di quella casa questa ragazza dolce e
mistica, col sorriso perennemente sul volto, abbia ricevuto migliaia di
pellegrini per più di vent’anni, dalla mattina presto fino alla sera
tardi. Vicka era lì sempre, buona e disponibile con tutti.
Vicka ha ricevuto il dono della sofferenza. Una ciste tra cervello e
cervelletto le ha procurato dei dolori inenarrabili, che ha sopportato con
pazienza per anni. E’ l’unica veggente insieme a Jacov ad aver visto
Paradiso, Purgatorio ed Inferno.
Poco dopo c’è casa di Marija, ma lei non vive più lì. Ora abita a
Monza col marito e i quattro figli. Lì c’è ancora sua mamma.

Arriviamo, tra un negozietto e
l’altro di oggetti religiosi, peraltro tutti a buon prezzo, a questo
Podbordo. Sonia ci spiega che la Madonna stessa ha chiesto ai pellegrini
di percorrere questo monte a piedi. Ha promesso grazie e benedizioni a chi
lo farà. E’un percorso sicuramente non facile: il monte è irto di
sassi spigolosi, non vi sono spazi piani, e questo è un altro dei
costanti miracoli di Medjugorje. Lo possono vedere tutti: persone di ogni
età, anche anziani di ottant’anni, che percorrono agilmente (qualcuno a
piedi scalzi) questo percorso pieno di sassi appuntiti, dove è
facilissimo cadere (ma nessuno cade rovinosamente). Si è come calamitati
verso la somma, non si percepisce la fatica, ma piuttosto il desiderio di
andare sempre più in alto, verso la sommità. Mi ricorda quello che
accadeva ai veggenti i primi tempi quando avevano l’apparizione:
anch’essi erano come trasportati verso la somma, veniva visti dalla
gente del posto percorrere in pochi minuti un tragitto che avrebbe
richiesto almeno mezz’ora. Il percorso lo facciamo pregando il Rosario,
misteri gaudiosi e dolorosi, e fermandoci a delle stazioni con bellissimi
bassorilievi donati da un artista italiano molto religioso. Ci
inginocchiamo alla meglio spesso tenendoci appoggiati ai sassi, anche con
le mani. Alla fine siamo nel punto della prima apparizione, dove una bella
statua della Madonna sembra ascoltare con dolcezza tutte le preghiere dei
suoi figli. Sonia ci racconta di un ragazzo epilettico misteriosamente
guarito dinanzi a quella statua. Poi, serenamente, si scende, diretti al
pullman che ci riporta in albergo. Dopo pranzo alcuni fanno una gita ad
una valle vicino dove c’è un fiume, ma molti di noi non vanno: la
stanchezza ora si fa un po’ sentire.
Con altri mi reco di nuovo al Santuario, imbuco le cartoline e diciamo il
Rosario. Alle 19 c’è la Messa in croato. Non capisco niente ma è
sempre bello. La sera Sonia ha organizzato una spaghettata-cocomerata sul
balcone dell’albergo, si sta un po’ insieme e poi si va a dormire. IL
KRIZEVAC. E’ l’ultimo giorno, siamo diretti al Monte Krizevac, ovvero
“Crocifisso” perché su quel monte è stato eretto dagli abitanti del
luogo un grande Crocifisso nel 1933 a seguito di un voto, oggetto anche di
particolari fenomeni: una volta gli abitanti del luogo lo hanno visto
girare vorticosamente, luminosissimo. Su questo monte la Madonna ha
chiesto di fare la Via Crucis. Il Krizevac è peggio del Podbordo,
è più alto e il percorso è mille volte più tortuoso e irto di sassi.
Da un certo punto in poi salire sembra quasi impossibile. Eppure il
fenomeno si ripete. Ancora una volta è possibile vedere persone anziane
che lo percorrono in tutta agilità, lo fa persino chi non ha più le
rotule del ginocchio. Facciamo sedici stazioni, intercalandole con Ave
Maria. Il sole è alto nel cielo, ma non da’ eccessivamente fastidio.
Sonia ci dice di come i croati facciano la Via Crucis su questo
monte a mezzogiorno quando il sole è alto, perché così il sacrificio è
più forte e ha più valore dinanzi alla Gospa. E’ un popolo
abituato alla sofferenza, al sacrificio, alla responsabilità. I ragazzi
cominciano a lavorare giovanissimi, a ventidue-ventitrè anni sono sposati
e padri di famiglia. Come tutti, anch’io sono venuto a Medjugorje con un
bel pacco di richieste dirette al Cielo. Come tutti anch’io vorrei che
la vita fosse alleggerita di pesi, chiedo questo, quest’altro, etc. Ma
sul Podbordo e sul Krizevac, lo Spirito Santo ancora una volta mi ha
ricordato la vera caratteristica del cristiano: la Croce. La
consapevolezza del valore del sacrificio e della Croce, soprattutto e la
sicurezza di avere Gesù e Maria sempre accanto nelle difficoltà
quotidiane sono la risposta alle mie preghiere. Sonia stessa ci ricorda
che per primo Gesù ha abbracciato la Croce: non esiste un altro modo per
seguirlo, tranne l’accettare e l’amare le proprie sofferenze. Ora non
ho più voglia di chiedere, anzi quando sono dinanzi al Crocifisso,
preferisco ringraziare e lodare Dio per le grandezze compiute in questi
giorni. Sono adattissime le parole di Santa Edith Stein: Ave Crux, Spes
Unica! (Ave Croce, Unica Speranza!)

COMUNITA’ CENACOLO:
Dobbiamo ripartire, subito dopo pranzo, per Spalato (la sera c’è
l’imbarco), ma prima di salutare Medjugorje l’ultimo appuntamento è
alla Comunità Cenacolo, fondata da una certa Suor Elvira per il recupero
dei tossicodipendenti. Forse penserete al solito squallido centro di
recupero con psicologi, riserve di metadone e ragazzi in preda a crisi di
astinenza. Niente di tutto questo. La formula di Suor Elvira per far
uscire i ragazzi dal tunnel della droga è Eucaristia, Confessione,
Adorazione, Rosario, Preghiere di Guarigione Interiore, un po’ di sano
lavoro, ed un grande abbandono alla Provvidenza (nessuno che viva nella
Comunità può avere un conto in banca). Una formula che ha restituito
tantissimi ragazzi di ogni nazionalità alla gioia di vivere. La Comunità
non ha sovvenzionamenti da nessuno, vive di carità e con piccoli
lavoretti fatti dai ragazzi stessi. Ascoltiamo le testimonianze di Davide
e Giorgio, due ragazzi italiani usciti dal tunnel della tossicodipendenza.
“Datemi un drogato felice e io vi porto sulla Luna” afferma con
sicurezza il primo, “Se c’è una cosa che non ti fa felice è
proprio la droga. Suor Elvira chiama la droga ‘la risata di satana’.
Io avevo tutto: soldi, macchine bellissime, ogni notte in discoteca e poi
a letto con ragazze bellissime. Ma quando mi svegliavo, piangevo, ero
vuoto, disperato, mi sentivo un verme inutile. Prendevo in giro chi andava
in chiesa e odiavo i preti e le suore. Sono arrivato qui per caso. Non
volevo pregare, non credevo in niente. Suor Elvira mi dice di
inginocchiarmi e pregare. Gli rispondo che non so pregare. Lei mi dice di
inginocchiarmi lo stesso. Gli rispondo che non credo in Dio. E lei di
nuovo mi dice: ‘inginocchiati e non preoccuparti. Ce la metto io la Fede
per Te’. E lei sì che ha una Fede grande. E’ una donna di Dio”.
Adesso Davide sta bene, ha trovato la gioia di vivere. Nonostante le
difficoltà. “Non sono un santo, capita anche a me di arrabbiarmi e
litigare. Ma poi facciamo subito pace”. Ammette che non sempre le
cose vanno bene “Purtroppo alcuni che sono stati qui non riescono a
farcela e così quando escono ricadono nella trappola della droga, perché
non riescono ad accettare la sofferenza e la croce quotidiana”.
L’uomo infatti rimane sempre libero di scegliere la sua strada. In un
messaggio, la Regina della Pace disse che “si inchina di fronte alla
nostra libertà”. La seconda testimonianza è la storia di Giorgio, ed
è un po’ diversa. “Il mio problema erano le ferite della vita”
esordisce “non mi accettavo e dicevo continuamente bugie a tutti.
Mentivo a miei genitori. Accendevo la TV quando ero con loro per non dover
parlare.” La droga (eroina) per lui era quindi una sorta di rifugio.
“Quando sono arrivato in questo posto mi sembrava tutto così strano,
assurdo”. Ogni ragazzo che entra nella comunità di Suor Elvira
viene seguito continuamente, senza sosta, dal cosiddetto angelo custode,
ovvero un fratello della comunità che lo segue appunto senza lasciarlo
mai, neanche quando va al bagno. “perché il drogato” aggiunge
Giorgio “non è più abituato a niente, apre il rubinetto e non lo
chiude. Sa solo chiedere sempre tutto a tutti”. Il nuovo arrivato
viene colmato di attenzioni ed Amore da parte dei membri della comunità,
in maniera che il suo cuore ferito guarisca. “Il primo giorno, il
ragazzo che mi seguiva mi ha svegliato e mi ha portato la colazione a
letto, ed io ho pensato: cosa vuole questo da me? Io non ho niente. Ma non
voleva nulla, lo faceva solo per amore disinteressato”.
In ultimo qualche consiglio: “Parlate con i ragazzi, con gli
adolescenti, seguiteli, amateli, ascoltateli. Non date loro solo i soldi,
altrimenti fanno la fine nostra.”
Sono davvero colpito da queste straordinarie testimonianze, ma è l’ora
di ripartire per Spalato. Sul viaggio di ritorno l’instancabile Sonia
parla senza sosta per quattro ore di seguito (qualcuno durante il
Pellegrinaggio gridava “spegnetela!”) anche della sua vita
personale. Non ha avuto un’infanzia facile, ma testimonia come Dio sa
trarre il male dal bene. Ci parla della sua conversione, delle prime volte
a Medjugorje e della sua vita matrimoniale. Secondo lei il ruolo
della donna nella famiglia è quello di essere a servizio del marito e dei
figli. Ricorda di quanto andava a scuola e di come ha avuto compagni di
classe che erano stati letteralmente lasciati soli a casa, a provvedere a
se stessi, perché i genitori se ne erano andati via, senza dire niente,
ognuno per i fatti suoi. Erano gli anni settanta, era bandito parlare di
sacrificio, tutti cercavano solo la soddisfazione per se stessi. Ma i
risultati eccoli qui, dice Sonia. Famiglie sfasciate, figli infelici,
egoismo dominante. “Solo il sacrificio assicura la felicità”,
è sicura la nostra guida, “anche se non è facile, devi pistarti il
cuore qualche volta”, ovvero devi rinunziare alle tue passioni e ai
tuoi desideri per servire l’altro. Arriviamo a Spalato e ci imbarchiamo.
LORETO
E FRANCO: Loreto è l’ultima tappa del pellegrinaggio. Celebriamo
l’Eucaristia e Sonia ci ringrazia tutti per un pellegrinaggio, che a
detta sua, è andato decisamente bene. Abbiamo poi il tempo per una breve
visita al Santuario, artisticamente bellissimo, ma che non ha nulla a
vedere con la spiritualità e la Pace che trasuda Medjugorje. Quando siamo
ormai a Roma sale sul pullman il mitico Franco. E’ il suo compleanno,
gli cantiamo “Tanti Auguri”. Da un tale testimone di infinite grazie,
ti aspetteresti chissà che, invece le sue parole sono semplicissime. Ci
ricorda che al ritorno dobbiamo portare Medjugorje agli altri, ma non c’è
nulla di particolare, basta un sorriso, una parola buona, un gesto di
affetto e giorno dopo giorno, la vita intorno a Te può cambiare: diffondi
l’Amore.
Considerazioni finali
LA
NON FATICA. Se mai andrete a Medjugorje (vi auguro di sì) vi colpirà un
fatto sicuro: non vi stancherete di ciò che farete. Attenzione non voglio
dire che non avrete sonno, fame, nervosismo, etc… (pure questi
incredibilmente ridotti) intendo che vi sembrerà incredibilmente facile,
bello e solitamente delizioso attività che a casa vostra fareste con una
certa noia e riluttanza. Per esempio a Medjugorje non fate fatica a dire
tre rosari uno appresso a l’altro. Non vi disturba una messa in croato né
l’attesa al confessionale per mezz’ora. Tutto ciò che fate in spirito
di preghiera letteralmente “vola”, non ve ne accorgete proprio. Vi
trovate ai gradini più alti della mistica senza saperlo!
L’ARMONIA.
All’inizio del pellegrinaggio Sonia ci diceva che saremmo stati come una
grande famiglia. Mi sembravano le solite banalità dette per allietare
l’inizio del Pellegrinaggio, tanto poi ognuno sta per conto suo. Invece,
l’effetto si verifica davvero. Sei in albergo e in pullman magari con
altre 50 persone eppure trovi enorme facilità a entrare in sintonia con
tutti. Ti sembra di conoscere le persone da tempo, e apprezzi ognuno con
cui ti trovi a stare, o almeno non provi sentimenti negativi. Se avete
partecipato a Pellegrinaggi, campi, etc… saprete che non è proprio così
facile. Ebbene a Medjugorje, se non ti chiudi in te stesso, accade ben
presto che leghi con tutti agli altri partecipanti, davvero come fossi in
famiglia.
LA
PACE. Non è spiegabile. La parola ebraica che sta per Pace, Shalom,
indica un senso di pienezza, di completezza: è questa che mi viene in
mente quando penso a Medjugorje. Non è il sentimento di chi si aliena dal
mondo, del nirvana buddista, dell’assenza di difficoltà, ma piuttosto
un senso di soddisfazione piena che cala in determinati momenti nella tua
anima in maniera delicatissima senza che tu quasi te ne accorga. E’
l’esatto contrario della depressione, della paura e della noia. Ti resta
il ricordo di questo dono di Dio che è la grande peculiarità di
Medjugorje. Provare per credere.
ALL’ANNO
PROSSIMO. Sul pullman di ritorno Sonia “costringe” alcuni a rispondere
alle sue domande perfide sulla storia di Medjugorje e a dare una piccola
testimonianza. Alla fine spontaneamente si presenta un ragazzetto, se non
erro di nome Andrea, che è venuto con la moglie Miriana. Si sono sposati
da pochissimo, questo Pellegrinaggio è il loro viaggio di nozze. Non gli
do più di ventitré anni. Miriana aveva chiesto l’anno prima alla
Madonna di trovare “il” marito (non “un” marito, ha
precisato). Ora è tornata per ringraziare. “Mi sono rovinato
il pellegrinaggio” confessa Andrea “ho nutrito sentimenti
negativi verso di voi durante tutti questi giorni, ed in particolare verso
di te, Sonia. Ho dato retta a satana e mi sono guastato questi che
potevano essere giorni straordinari.” E’ sincero e ammette di aver
sbagliato “Ho capito l’errore purtroppo solo ora”. Sonia,
mistica, gli dice che lo aveva già capito. “E proprio per questo ho
avuto verso di voi tutti le maggiori attenzioni. La cabina più bella, la
stanza più confortevole…” Poi Andrea aggiunge “Ora con
Miriana ci impegneremo a costruire una famiglia davvero cristiana. Per noi
i figli sono la cosa più importante. Preferiamo venti figli che avere i
soldi.”
La prima sera, quando siamo partiti da Ancona con la nave, Casimiro, un
simpatico signore di origine austriaca, ci confidava: “E’ la prima
e l’ultima volta che vengo. Troppo trambusto, troppa fatica. Finché ero
giovane le potevo fare queste cose, ma adesso proprio no.” Al
ritorno, mentre eravamo diretti a Loreto, quando gli abbiamo chiesto come
era andato il pellegrinaggio, una sola risposta: “Non vedo l’ora di
tornare!”.

Roma, 20 Agosto 2004
Umberto
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