
E'
Natale! Ma quale natale?
quello dell'impegno per gli altri, o quello dell'indifferenza?
quello dello spreco, o quello dell'essenzialità?
quello godereccio, o quello spirituale?
quello delle agguerrite partite a carte, o quello della messa di
mezzanotte?
quello della sostanza, o quello dell'apparenza?
Poiché
non sono uno che pensa che i tempi passati siano stati necessariamente
migliori dei tempi presenti, mi piace riportare un brano scritto nel 1827
da Stendhal, scrittore e viaggiatore francese, tratto dalle sue famose
"Passeggiate Romane", nel quale ci descrive come nella Roma
dell'epoca ci si preparasse al Natale. Vi invito a notare bene quale fosse
la convinzione della gente nella Roma del papa-re (figuriamoci poi
altrove !)...

21
dicembre 1827 - Sono quindici giorni che i "pifferai", o
suonatori di cornamusa, ci svegliano alle quattro del mattino. E' gente
capace di far odiare la musica. Sono rozzi contadini ricoperti di pelli di
capra, che in occasione delle Feste discendono dalle montagne abruzzesi e
vengono a Roma a far serenate alle Madonne. Arrivano quindici giorni prima
di Natale e ripartono quindici giorni dopo; ricevono due paoli per una
serenata di nove giorni, sera e mattina. Chi vuol essere stimato dai
vicini e non vuole incorrere in una denuncia al parroco, nonché tutti
quelli che temono di passare per liberali, si abbonano per due
"novene".
Non
c'è niente di più odioso dell'essere svegliati nel cuore della notte dal
suono melanconico delle cornamuse, un suono che dà ai nervi. Leone XII,
che li conosceva bene già prima di salire al pontificato, proibì ai
"pifferai" di svegliare i cittadini prima delle quattro.
In
fondo a tutte le botteghe, a Roma, c'è una Madonna illuminata da due
lampade. Credo che non esista un romano che non abbia in casa almeno una
Madonna. Ho visto artisti che temono di passare per liberali affrescare
sul muro del loro studio una Madonna e pagare ai "pifferai"
quattro paoli per due "novene". Il "pifferaro" col
quale ho avuto a che fare nel mio appartamentino mi ha detto che sperava
di tornare a casa con cento scudi, somma enorme in abruzzo, che gli
permetterà di stare sette o otto mesi senza lavorare.
25
dicembre 1827 - Ritorniamo da San Pietro, dove si è svolta una
magnifica cerimonia. C'erano molte signore inglesi, alcune di rara
bellezza. Non ho mai visto niente di più imponente. San Pietro era
veramente sublime di magnificenza e bellezza: mi sentivo cattolico quasi
quanto un romano.
Le
mie amiche non fanno che parlare di questo spettacolo, così maestoso e
semplice nello stesso tempo. Eppure nel settore riservato alle donne non
c'erano che due sole signore romane, venute soltanto perché dovevano
accompagnare certi parenti di provincia a vedere la gran funzione.

Torniamo
a noi. Sinceramente siamo un po' "finti" anche oggi, vero? Se
nel 1827 facevano suonare gli zampognari per non essere criticati dai
vicini e dal parroco, cosa facciamo nel 2004 per non essere criticati
dalla zia o dal cugino? dalla suocera o dal nonno? dagli amici o dai
colleghi?
Siamo
a dicembre, Natale è fra pochi giorni: c'è chi lo subisce (chi è solo)
e chi lo anela (i bambini), c'è chi spera di fare affari (i
negozianti) e chi deve stare attento a non spendere troppo (gli
stipendiati). Siamo in tanti ad aspettare il Natale e ciascuno porta con sé
un particolare sentimento. E' la storia dell'uomo: anelare a quello che
non si ha e poi annoiarsi di quello che si possiede... Siamo strani, vero?
Anche
nel campo spirituale siamo parecchio strani! Ci lamentiamo dell'
"assenza" di Dio (il mondo va a rotoli, l'umanità è
sempre più cattiva, e perché Dio non interviene?) e poi quando Dio
si fa presente e viene ad abitare in mezzo a noi lo zittiamo sotto a
montagne di pacchetti, lustrini, alberelli, suoni, luci, cenoni e pranzoni.
Preferiamo vivere il Natale come evento mondano piuttosto che coglierne
l'aspetto dell'incontro con un Dio che ci viene vicino per condividere e
santificare tutta l'esistenza umana; sì, proprio quell'esistenza umana
della quale noi ben conosciamo i difetti e i limiti, è stata rivalutata
da Dio, nella persona di Gesù, ed è stata trasformata in tempo di
grazia e di santità.

Il
mio augurio è questo: che possiamo accorgerci che Dio è più vicino di
quello che sembra, e che la sua presenza è per noi fonte di amore.
Buon Natale da
Paolo
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