A
Milano nasce e si afferma, nel ventennio 1862-82, la Scapigliatura, nome
dato dal romanziere Cletto Arrighi (Carlo Righetti) come traduzione di
“bohème” da un romanzo di Murger sulla vita degli artisti poveri di
Parigi. Questo movimento letterario era contro il sentimentalismo
romantico e la morale borghese, esaltò in maniera provocatoria il vizio,
l’anarchia e il gusto del macabro. Gli “scapigliati”, raccolti attorno
al loro portabandiera Giuseppe Rovani (Milano 1818-74), erano decisi a
rompere ogni legame con la tradizione con un atteggiamento ribelle e
spregiudicato, pur non avendo un preciso programma artistico. Ciò non
toglie che la Scapigliatura abbia
prodotto scrittori e poeti di un certo livello, quali Emilio Praga,
Arrigo Boito, Carlo Pisani Dossi e Giovanni Camerana. Parallelamente
alla Scapigliatura cominciava a fare le sue prime apparizioni un’altra
corrente letteraria destinata ad un maggior e più durevole successo: il
Verismo. Già nelle opere del milanese Emilio de Marchi, del romagnolo
Alfredo Oriani, dei toscani Renato Fucini e Mario Pratesi, Carlo
Lorenzini (che con lo pseudonimo di Collodi scrisse Pinocchio, un libro
caro a tutti i ragazzi d’Italia) di cui parleremo dopo,si era venuta
affermando una tendenza al bozzetto realistico, per lo più d’argomento
campagnolo, dove all’impegno sociale si mescolava una certa vena
moraleggiante di cui è piena per esempio la produzione di Edmondo de
Amicis, un altro scrittore di questo periodo e di cui parleremo
prossimamente.
COLLODI
CARLO, pseudonimo di Carlo Lorenzini (Firenze 1826-1890), scrittore e
giornalista di idee mazziniane, partecipò alle campagne militari del
Risorgimento e svolse un’intensa attività giornalistica, dedicata
soprattutto alla cronaca e al teatro. Scrisse in seguito vari libri,
ottenendo i migliori risultati nel campo della letteratura per i giovani
tra cui “Il viaggio per l’Italia di Giannettino” (1876), Minuzzolo
(1878), Occhi e nasi (1881), le avventure di Pinocchio (1880),
capolavoro della letteratura italiana dell’Ottocento, che narra la
storia di Pinocchio, ragazzo- burattino il quale, pentitosi della sua
vita stravagante, si trasforma in un bravo bambino in carne e ossa e
Storie Allegre (1887). Mentre le prime opere sono guidate da un intento
fondamentalmente educativo-scolastico, con Pinocchio Collodi presenta
una storia di grande carica umana, dove le scoperte che egli fa della
vita, sono ora gioiose, ora dolenti e dove ribellione e pentimento, si
susseguono in un romanzo capace di intenerire e coinvolgere sia i grandi
che i piccini.
GIUSEPPE
ROVANI, romanziere e letterato italiano (Milano 1818-74), fu dapprima
istitutore presso famiglie aristocratiche, quindi bibliotecario a Brera
e esule in Svizzera, dove conobbe G. Mazzini, G. Ferrari e Carlo
Pisacane. Tra le sue opere: Bianca Cappello (dramma, 1839), La Libia
d’oro (romanzo, 1868), Le tre arti (saggi postumi, 1874); il suo
capolavoro è però il romanzo ciclico “Cento anni” (1856-65) che scrisse
una volta tornato in Lombardia dall’esilio, apparso a puntate sulla
“Gazzetta di Milano”, dedicato alla vita milanese dal 1750 al 1850.
Rovani fu considerato un precursore ed una guida della Scapigliatura e
godé di un’ammirazione entusiastica da parte dei giovani letterati anche
della generazione successiva alla sua.
ARRIGO
BOITO, poeta e compositore ed esponente della scapigliatura milanese
(Padova 1842- Milano 1918), scrisse con E. Praga la commedia Le madri
galanti (1863) e diresse il mensile “Figaro” antimanzoniano; tra le sue
opere il poemetto Re Orso (1865) e Il libro dei versi (1877). Scrisse
anche per Verdi, i libretti di Otello e Falstaff.
Antonio Timoni |