Di
pari passo con l’evoluzione politica europea, nacquero verso la fine
dell’800 nuovi motivi artistici anti-intellettuali ed irrazionali.
Era subentrato un senso di sfiducia nelle capacità della ragione,
che aveva portato alla crisi dei rapporti tra l’uomo e la società.
Nacque così all’inizio del ‘900 un nuovo movimento artistico, il
Decadentismo, i cui seguaci sembravano assumere verso la vita un
atteggiamento negativo, sempre pronto più a distruggere che ad
affermare nuovi valori umani, che si protrarrà all’incirca fino alla
II Guerra Mondiale.
Sorto
in Francia, il Decadentismo, così chiamato dai suoi dispregiatori,
volgeva la sua attenzione verso il mondo misterioso del
soprannaturale, un mondo fatto di sensazioni indefinibili ai margini
del sogno, dove la coscienza dell’uomo si perde in un languido
delirio di immagini fini a se stesse. La poesia insomma, abbandona i
canoni tradizionali e la rima non è più vincolante e talora sparisce
addirittura, avvicinandosi molto di più alla prosa.
Per
comprendere il Decadentismo, bisogna tener presente il Romanticismo,
perché entrambe le correnti letterarie non sono state che degli
aspetti di una stessa mentalità in evoluzione. Il Romanticismo
risaltava una rivalutazione dell’individualità, la quale aveva
creato dei problemi nei rapporti tra individuo e società; il
romantico sentiva che la società limitasse in qualche modo la
libertà individuale e quindi posto di fronte ad un tale problema, si
era convinto che la soluzione fosse nel protestare a gran voce,
sentendosi vittima, contro la società. Il Decadentismo allora non
era altro che un ulteriore ripiegarsi dell’io in se stesso, rompendo
ogni vincolo con la società verso la quale il decadente, cominciava
a provare sentimenti di distruzione e ad avere atteggiamenti
satanici. Naturalmente da un tale atteggiamento nacque una
nuova morale, perché il decadente non accettava quella corrente, ma
pretendeva di ritrovare le leggi del mondo morale in se stesso e
nacque anche una nuova estetica per cui solo l’arte poteva penetrare
dentro i misteri dello Spirito umano e da qui la ricerca della
musicalità del verso e quel compiacersi dei giochi di parole.
Il
Decadentismo fu una reazione al trionfo delle scienze dell’800,
perché non voleva la realtà, ma il sogno; alla radice di un tale
atteggiamento, vi era la delusione post-risorgimentale, perché si
era sperato che l’Italia unita, sarebbe stata una grande potenza
mondiale che in realtà non fu, anzi la si accusò di essere meschina
e attribuirono le colpe al regime parlamentare, che secondo loro
preferì il predominio della quantità sulla qualità.
Ne
conseguì che la grandezza non poteva essere opera di un piccolo
gruppo di uomini d’eccezione e questo determinò alcuni aspetti
principali dell’ideologia decadente che possiamo riassumere in tre
punti:
1)
Un esasperato individualismo con una frattura profonda fra individuo
e società.
2)
Nacque il culto della violenza a tutti i livelli: collettiva (culto
della guerra), politica (la dittatura), individuale (la teoria del
superuomo secondo la quale alcuni uomini, particolarmente dotati,
erano sciolti da ogni vincolo morale.
3)
La sfiducia nelle scienze e la certezza che la sola poesia, potesse
penetrare nelle zone più misteriose dello spirito umano.
Le
figure più rappresentative del Decadentismo italiano, pur nella
diversità della tecnica espressiva, furono il romanziere Antonio
Fogazzaro ed i poeti Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio, a cui
darò ampio spazio nei nostri prossimi appuntamenti. |