Scrittore
italiano cattolico (Vicenza 1842 – 1911), nato da famiglia agiata
anti-austriaca, Fogazzaro ebbe come maestro il poeta Giacomo Zanella.
Studiò legge a Padova e a Torino, dove si laureò nel 1864, quindi si
trasferì dapprima a Milano e poi, dopo il matrimonio avvenuto nel 1866,
a Vicenza dove dedicò il suo tempo all’attività letteraria. Esordì nel
1874 con un poemetto romantico, Miranda, e poi nel 1876 con la raccolta,
Valsolda, entrambi contenenti vaghezze sentimentali e attenzione alla
modesta realtà, usando un linguaggio dai toni alquanto sensuali; ben
presto però si volse al romanzo divenendo famoso e popolare.
Nel
1881 scrisse il suo primo romanzo “Malombra”, dove già si notava una
condizione anche angosciosa, di oscillare tra sensualità e spiritualità,
tra rispetto della tradizione e bisogno di rinnovamento e tutto questo
proiettato nei suoi personaggi, che hanno perduta, come già visto in
quelli di Svevo e Pirandello e che poi vedremo in D’Annunzio, qualsiasi
dimensione naturalistica, assumendo invece quella decadente.
La fama di
Fogazzaro si estese rapidamente con i romanzi successivi come “Daniele
Cortis” (1885), “Il mistero del poeta” (1888), “Piccolo mondo antico”
(1895), “Piccolo mondo moderno” (1900), “Il Santo” (1905) e “Leila”
(1910).
Il suo capolavoro
rimane “Piccolo mondo antico”, uno dei migliori romanzi moderni,
perfetto nella struttura e nel disegno dei personaggi, pieno di umorismo
e di profonda drammaticità.
Lo scrittore però
si andò a complicare la vita, quando con l’ambizione di atteggiarsi a
maestro di vita spirituale e ponendo i suoi romanzi al servizio delle
tesi moderniste, suscitò attorno a lui vaste polemiche; la chiesa nel
1905 intervenne con molta durezza, ma Fogazzaro accettò tutto questo in
un silenzio totale.
Fogazzaro
s’impegnò nei suoi scritti, come ho già detto in precedenza, a portare
avanti un discorso spiritualistico sull’uomo e sul suo destino, per
recuperare i valori fondamentali del Cristianesimo. Profondamente
partecipe della civiltà ottocentesca, con i suoi romanzi, anche se
orientati verso soluzioni drammatiche, cercò di dare un gusto idillico,
una cordiale e umoristica caratterizzazione della gente semplice, ignara
dei problemi che invece affaticavano l’animo borghese. Uno scrittore che
ha documentato in modo quasi esemplare questo specifico dramma religioso
dell’uomo europeo di fine Ottocento e primo Novecento, preso da un
ambizioso programma di conciliare darwinismo e cattolicesimo e
sollecitato a far sue molte istanze del Modernismo, soprattutto in
ordine a una profonda riforma della Chiesa. Questo aspetto viene fuori
infatti nel protagonista di un suo romanzo “Il Santo”, che a colloquio
col Pontefice, attribuisce le infermità della Chiesa, ai quattro spiriti
maligni entrati nel suo corpo per farvi guerra allo Spirito Santo e
precisamente allo spirito della menzogna, allo spirito di dominazione
del clero, allo spirito dell’avarizia e allo spirito d’immobilità.
A cura di: Antonio
Timoni |