Non ci allontaneremo molto
dall’itinerario della scorsa volta, per non perdere di vista altri
luoghi che comunque meritano di essere visitati. Siamo tra pianure
fertili, valli verdissime e monti rocciosi che costituiscono lo scenario
naturale di questa zona e dove la storia ha lasciato segni
inconfondibili; terra di Santi e nello stesso tempo di banditi (S.
Tommaso d’Aquino e Fra Diavolo), il nostro percorso si snoderà tra il
corso del Liri e quello del Volturno, che lo racchiudono completamente,
toccando una parte della provincia di Isernia che si trova all’ombra
delle cime delle Mainarde. La stagione ideale per avventurarsi lungo le
strade di questa zona e goderne dei multicolori panorami, è senza dubbio
la tarda primavera e l’inizio dell’estate, quando si svolgono anche le
tipiche sagre paesane; qui l’aria limpida, il clima mite e l’acqua pura,
rendono veramente piacevole il passaggio in questi luoghi immersi nel
verde, al riparo dai rumori cittadini.
Inizieremo
la nostra passeggiata da Cassino, a prima vista una cittadina moderna
con larghe strade e nuovi palazzi. Invece non è così, perché dietro a
questa facciata recente, Cassino nasconde una storia sofferta, dovuta
alle guerre che in qualche modo l’hanno sempre coinvolta; anche
nell’ultima guerra, la cittadina fu rasa al suolo quasi completamente,
insieme alla sua Abbazia e rinascere dal nulla non è stato per niente
facile. La città di Cassino, quasi al confine con la Campania, sorge
alle falde del colle denominato Montecassino, che qui si distacca dal
Monte Cairo. Fra i monumenti importanti della Cassino romana, possiamo
ricordare l’acquedotto e l’anfiteatro del I sec. d.C. di forma circolare
con cinque porte ad arco e il teatro romano

conservato e restaurato in
tempi recenti; il sepolcro di Ummidia Quadratilla; le Terme e la Villa
di Varrone

costruite sulle sponde del
fiume Rapido; l’Acropoli che sorgeva sulla vetta di Montecassino, nel
luogo oggi occupato dal Monastero. Secondo la tradizione nel 529, S.
Benedetto da Norcia, proveniente da Subiaco, fondò qui la sua abbazia
che nei secoli passati ha conosciuto diverse avversità; non ultima
quella della II guerra
mondiale, con la distruzione completa sia del Monastero che della città.
La ricostruzione dell’abbazia nel dopoguerra, avvenne seguendo il
vecchio progetto cinquecentesco ed ora domina, come fosse un castello,
l’intera vallata in un’oasi di pace; qui da ricordare il cimitero
militare dove sono sepolti i soldati polacchi caduti durante la guerra.
All’interno dell’abbazia spicca per bellezza e maestosità la chiesa di
S. Benedetto, il cui interno è a pianta basilicale e a tre navate; sotto
l’altare maggiore è collocata la cripta con i sepolcri di S. Benedetto e
di sua sorella Santa Scolastica.
Ritornando alla cittadina, da
segnalare la monumentale Chiesa di S. Antonio. Lasciata Cassino, si
percorre la

Casilina (S.S. 6) per la
bella pianura coltivata e con numerosi bivi, per i tanti paesi in
lontananza alle pendici dei monti. Dopo il bivio per Piedimonte S.
Germano, prendiamo a sinistra in direzione di Aquino; abbiamo percorso
circa
14 Km. Si respira antico in questo borgo agricolo (m 102) che conserva
intatto il proprio aspetto medievale dagli angoli suggestivi; si avverte
inoltre la presenza di S. Tommaso, uno dei più grandi teologi e filosofi
del Medioevo, detto “l’Angelico”, al quale sono dedicate vie, piazze e
chiese. Aquino però è anche cittadina dal passato glorioso e prende il
nome dall’antica Aquinum, prima volsca e poi romana; si trova nella
pianura formata dal liri ed il suo territorio è ricco di risorse per
l’agricoltura. Dell’antico paese è rimasto ben poco e anche seriamente
danneggiato; oggi Aquino è completamente rinnovata con la ricostruzione
della Cattedrale dedicata a S. Costanzo vescovo locale e a S.

Tommaso e di un modernissimo
Palazzo comunale. Il monumento principale della città è però la Chiesa
della Madonna della Libera eretta nel 1125, il cui edificio sorge
isolato e vi si accede per mezzo di una scalinata; l’interno a tre
navate e sei arcate, presenta le pareti ormai prive degli affreschi
originali, mentre l’altare maggiore è costituito da un sarcofago romano
in alabastro. Nella campagna vicina, da segnalare la Porta Romana di S.
Lorenzo e resti del castello dei conti d’Aquino.

Tornati sulla Casilina,
procediamo in pianura verso Frosinone e dopo 16 Km, una serie di
abitazioni nuove annunciano l’approssimarsi di Arce, la cui parte
vecchia è distesa sulla collina; il suo nome deriverebbe da Arx, ovvero
fortezza, a cui fu adibita in varie epoche. Questo borgo medievale
disteso su di un colle (m 250),

mantiene ancora l’aspetto di
molti secoli fa e possiede un’interessante Chiesa di S. Pietro e Paolo
(ricostruita nel ‘600) con ai fianchi due campanili, il cui interno è a
croce greca e ricoperta da una cupola ottagonale; in località S.
Eleuterio è visibile una torre medievale ancora ben conservata.

Lasciata Arce, ci inseriamo
nella S.S. 82 della Valle del Liri fino a Fontana Liri, dove all’inizio
del paese,

troviamo un laghetto di
acque sulfuree; a Braccio di Arpino prendiamo poi a destra per salire
verso Arpino, antichissimo e pittoresco paese situato fra le colline del
medio corso del Liri, a circa 20 Km da Arce.

La cittadina è il risultato
dell’unione di due centri fortificati, Civita Falconara e Civita
Vecchia, collegate fra loro da una cinta muraria di epoca romana; Civita
Vecchia è il colle più alto ed è lì che sorge l’Acropoli (IV sec.),
mentre l’altro colle di Civita Falconara, anch’esso circondato da mura,
è un’attrazione turistica. Nel quartiere di

Civita Falconara c’è i il
Castello Ladislao, oggi trasformato in palazzo, la chiesa di S. Michele
Arcangelo e sul corso Tulliano, i Palazzi Quadrini e Sangermano. Nel
quartiere di Civita Vecchia invece si trova la chiesa della Madonna
Assunta e quella della Madonna di Loreto a pianta ottagonale, che
conserva l’affresco della Madonna

Lauretana; sempre sulla
collina ci sono le chiese di S. Vito, Sant’Anna, della Santissima
Trinità e di S. Andrea con annesso il Monastero delle benedettine di
clausura.

Nel centro storico troviamo
Piazza Municipio, la piazza centrale di Arpino con al centro le statue
di Caio Mario e Cicerone, su cui si affacciano il Palazzo comunale con
la facciata abbellita da vari busti, tra cui quello di Garibaldi e
Vittorio Emanuele II, il Liceo-ginnasio Tulliano e la chiesa di S.
Michele Arcangelo, già

citata, sicuramente la più
importante del paese con la facciata, il campanile e l’interno in stile
barocco e decorata con stucchi ottocenteschi; conserva al suo interno
diverse tele interessanti. Nella zona meridionale sorge la chiesa di
Sant’Antonio da Padova, ricca di decorazioni, mentre nella parte
settentrionale del paese, si trova la chiesa della Madonna delle Grazie,
già esistente nel ‘600. Anche i dintorni di Arpino sono ricchi di chiese
e vanno menzionate almeno quella di Sant’Amasio, della Madonna della
Neve e di S. Giuseppe.

Uscendo da Arpino, la strada
scende comoda fino ad Isola Liri, già descritta nel precedente
itinerario così come Sora, e prendiamo la S.S. 627 che collega il Sorano
con il Molisano. Dopo il bivio per Posta Fibreno (con scorci
del
lago Fibreno) e di alcuni paesi posti in alto su costoni rocciosi, si
supera il Ponte Melfa sul fiume omonimo e si sale per un breve tratto,
fino ad Atina (m 490) che domina l’intera valle di Comino ed è un luogo
ideale per la villeggiatura. La cittadina si sviluppa su tre aree: il
Colle, centro residenziale con moderne ville, il Centro storico del
paese e Atina inferiore sorta nel dopoguerra.
Nel centro storico sono da
visitare il Palazzo ducale dei Cantelmo (sec. XIV), oggi sede del Comune
e ristrutturato recentemente con annesso un piccolo Museo archeologico;
il Palazzo Visocchi e quello Arcivescovile, nonché la Cattedrale di
Santa Maria Assunta (sec. XVIII) che conserva all’interno un bel
battistero in legno.

Tutto il centro però mantiene
un certo fascino, a partire dalla caratteristica Piazza Garibaldi fino
al piacere di percorrere le stradine, dove si affacciano alcune piccole
botteghe di artigiani; piacevoli anche le passeggiate fuori porta come
quella sulla collina di S. Stefano, coperta da una magnifica pineta.
Lasciato il paese e tornati sulla S.S. 627, si sfiora per un lungo
tratto il Parco Nazionale d’Abruzzo, poi salendo, dopo Villa Latina, la
strada diventa tortuosa ma molto interessante con boschi, pascoli e un
grazioso laghetto artificiale a S. Biagio Saracinisco, d’inverno spesso
circondato dalla neve.

Si continua quindi a salire
fino a Cardito, entrando così nella provincia di Isernia, per poi
deviare e raggiungere sulla collina Scapoli; da Atina abbiamo nel
frattempo percorso altri 40 Km.
La
prima cosa che colpisce di Scapoli (m 617), è il suo campanile con
attorno panorami splendidi e verde a non finire. Anche se l’emigrazione
ha svuotato negli anni il paese, è da qui che provengono le “zampogne”,
quei tipici strumenti che in città ci accompagnano negli acquisti
natalizi. Terminata la visita di Scapoli, si sale fino a Castelnuovo al
Volturno e da qui una meravigliosa strada panoramica ci porta a Castel
S. Vincenzo con una bella vista sul lago omonimo; si scende quindi per
arrivare all’Abbazia di S. Vincenzo, posta in splendida solitudine nella
valle e non lontana dalle sorgenti del fiume Volturno. Questa maestosa
abbazia benedettina nel passato ha avuto una notevole importanza per
tutta la zona circostante; immersa nel verde, è stata più volte
ricostruita e sembra come essere legata alla stessa sorte che avuto
quella di Montecassino. L’interno della chiesa, a tre navate, non ha
perso comunque il suo fascino e così anche quella parte del monastero
rimasta ancora in piedi. Il luogo più interessante è senza dubbio la
Cripta di S. Lorenzo, con affreschi del sec. IX; i dintorni del
monastero, con le cime delle Mainarde a fare da cornice, sono veramente
da non perdere.
Dall’abbazia di S. Vincenzo
prendiamo la S.S. 158 e ci dirigiamo a destra verso un lungo tratto
della Valle del
Volturno, toccando i paesi di Colli al Volturno e Roccaravindola, per
giungere infine a Venafro dopo circa 26 Km. Disteso ai piedi del Monte
S. Croce, Venafro (m 222) offre affascinanti contrasti di luce e di
verde ed è un luogo molto adatto per la villeggiatura. Numerosi sono i
monumenti interessanti tra cui la romanico-gotica Cattedrale (sec. XV)
(FOTO 35), il Palazzo Caracciolo (sec. XV), i resti del Castello e
alcuni ruderi dell’età romana (fu l’antica Venafrum) come l’anfiteatro e
l’acquedotto che raccoglieva le acque del Volturno.
Lasciato il paese, scendiamo
leggermente verso la Casilina (S.S. 6) per tornare in 24 Km a Cassino,
da dove era iniziato questo nostro itinerario.
CURIOSITA E GASTROMIA:
AQUINO |
il
paese è noto per la produzione delle ceramiche e nei suoi
dintorni ci sono piccole industrie cartiere ed edilizie; per il
palato da gustare anguille, gamberi, rane e colascioni (ripieni
di ricotta e verdure). Lungo il fiume Le Sogne, sgorga una
sorgente sulfurea, anticamente molto frequentata per le sue
virtù terapeutiche. |
ARCE |
la
vita economica del paese si fonda soprattutto sulle attività
commerciali. |
ARPINO |
fiorente centro artigianale di ceramiche, nelle piccole botteghe
del centro storico, si vendono posacenere, piatti e ricordini
vari; per quanto riguarda la cucina, da provare l’olio d’oliva,
pecorino, prosciutto e salsicce. |
ATINA |
il
paese produce cereali molto gustosi; da non perdere l’acquisto
dei famosi fagioli cannellini, vera delizia della zona; da
segnalare tra le varie manifestazioni culturali, l’Atina Jazz,
un interessante incontro musicale. |
CASSINO |
la
zona circostante offre buoni prodotti come fagioli, lenticchie,
cavoli neri, piselli, tartufi neri, trote, agnelloni, ricotte e
prosciutti. |
SCAPOLI |
il
paese è dedito all’artigianato, qui si costruiscono le
“zampogne”, strumenti musicali tipici che vengono portati alla
tradizionale “Mostra Mercato”, che si svolge alla fine di
Luglio, insieme anche a lampadari in legno e camini di pietra.
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SORA |
frequenti le sagre; da gustare verdure freschissime con il
pinzimonio (olio, sale e pepe), ciambelle, la locale
Sambuca e gli squisiti gamberi del Liri. |
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VENAFRO |
circondato da uliveti, la zona produce un ottimo olio d’oliva ed
è un ricercato luogo di villeggiatura per l’aria buona che vi si
respira. |
SI RINGRAZIANO I
COMUNI INTERESSATI PER LE NOTIZIE RICEVUTE |