Quando la fede
si manifesta con le opere - 2
Se
vi ricordate, nel precedente numero del giornale Il Settimosenso
News avevo parlato dell'attività di sostegno e collaborazione che
l'Associazione Gianluca Felici onlus fa nei confronti di alcune
missioni e in particolar modo con la missione di Vau Dejes in
Albania. Vi avevo illustrato il grande progetto di trasferire
dall'Italia all'Albania un intero capannone di falegnameria, allo
scopo di aprire lì una scuola/laboratorio di falegnameria che possa
essere strumento di crescita professionale per i giovani di Vau
Dejes e contemporaneamente fonte di auto sostentamento grazie alla
vendita dei manufatti che verranno prodotti nella suola/laboratorio.
Oggi
presento un'altra realtà di autentica solidarietà: l'attività degli
AMICI DEL POPOLO SAHRAWI (collegati con l'Associazione Nazionale di
Solidarietà con il Popolo Sahrawi). Prendo in "prestito" un loro
documento nel quale presentano la difficile realtà politica e
sociale del popolo Sahrawi, illustrano brevemente il contesto
socio/religioso che a Roma ospita questo gruppo di AMICI, lanciano
una possibilità di collaborazione aperta a tutti.
Chi sente di poter
dedicare un po' del proprio tempo per una causa di altissimo valore
umano e sociale, non si lasci sfuggire questa occasione!
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SOLIDARIETA’ CON IL
POPOLO SAHRAWI: |

Chi sono i Sahrawi
Il
popolo Sahrawi è rifugiato in Algeria dal 1975, anno in cui il
Sahara Occidentale, colonia spagnola nella quale viveva, fu occupato
dal Marocco e, in minima parte, dalla Mauritania. Negli anni
successivi, il popolo Sahrawi intraprese una guerra di liberazione
per ottenere il diritto di tornare ad abitare nelle proprie terre.
L’azione bellica contro la Mauritania si concluse nel giro di poco
tempo con il ritiro delle truppe mauritane dalla zona attualmente
conosciuta come “territori sahrawi liberati”. Lo scontro armato con
il Marocco, invece, si protrasse fino al 1991 quando, grazie
all’intervento delle Nazioni Unite, entrambe le parti firmarono un
trattato di “cessate il fuoco”. Nell’accordo vennero anche fissate
le tappe progressive necessarie per garantire nel giro di pochi anni
la realizzazione di un referendum per l’autodeterminazione del
popolo Sahrawi, nell’ambito della politica di decolonizzazione del
continente africano. Ad oggi, a causa dell’ostruzionismo dei
governanti marocchini, che, per quanto stabilito dall’ONU, sono i
responsabili dell’organizzazione e realizzazione del referendum,
nulla di tutto questo è ancora accaduto, ed i Sahrawi fuggiti dalla
loro terra nel 1975 continuano a vivere nei campi profughi algerini.

Non
essendosi mai rassegnati alla loro condizione di esiliati e spinti
dal desiderio e dalla certezza di un prossimo ritorno nelle loro
terra, i Sahrawi hanno realizzato la costruzione di uno «Stato in
esilio», organizzando da un punto di vista politico-amministrativo
le 4 distinte tendopoli, le Wilaya, in cui i Sahrawi scappati
nel 1975 vivono. Nei campi, il tasso di scolarizzazione elementare è
ormai prossimo al 100% e sono molti i giovani inviati presso Paesi
“amici” (Algeria, Cuba ed ex Unione Sovietica) per completare gli
studi superiori ed universitari, specialmente in ingegneria e
medicina. La medicina di base, nonostante lo scarso materiale
sanitario a disposizione, è discretamente diffusa: ciascuna
Wilaya ha un proprio centro sanitario ed esiste anche un
ospedale centrale, a Rabouni, in cui possono essere realizzati
alcuni semplici interventi chirurgici e/o visite mediche più
specialistiche, anche e soprattutto grazie alla presenza di
operatori internazionali che affiancano il personale locale.
L’organizzazione sociale all’interno dei campi è tale che tutti sono
chiamati ad avere un ruolo attivo, soprattutto le donne che
condividono responsabilità quasi a tutti i livelli. Il popolo
Sahrawi, infatti, vive la propria religione islamica lontano da ogni
fanatismo e fondamentalismo, lasciando molta libertà d’azione e
movimento alle donne. Nonostante gli sforzi quotidiani, la vita nei
campi è ancora al limite della sopravvivenza. Il deserto in cui sono
situati i campi, quello dell’Hammada algerino, è uno dei luoghi più
inospitali della terra, dove la temperatura in luglio ed agosto può
superare i 60°. L’acqua a disposizione è pochissima (com’è noto, nel
sottosuolo del Sahara vi sono numerose falde acquifere ma lo sforzo
economico necessario per estrarre e rendere potabile l’acqua è
raramente alla portata delle associazioni che aiutano la
popolazione) e la popolazione vive principalmente delle risorse
(alimentari e non solo) provenienti dagli aiuti internazionali. Le
famiglie vivono in grandi tende di tela, regalo della mezza luna o
della croce rossa internazionale e, più di recente, in piccole
abitazioni di mattoni di sabbia. Le principali attività quotidiane
degli adulti riguardano la gestione delle faccende domestiche a cui
possono, in alcuni casi, aggiungersi attività di lavoro sociale. I
bambini, invece, dopo aver frequentato la scuola per otto ore ed
aver aiutato la famiglia nello svolgimento di semplici faccende
domestiche, trascorrono il loro tempo in strada, cercando con la
fantasia e l’ingegno tipico dei bambini, di sopperire alla mancanza
totale di giochi e strumenti per il gioco.

Nel febbraio 2006, i campi profughi Sahrawi sono stati colpiti da un
fortissimo alluvione che ha devastato gran parte delle strutture
faticosamente costruite nei campi; le stime ufficiali della Croce
Rossa e delle Nazioni Unite parlano di 12.000 tende grandi (50% del
totale) e del 25% delle strutture in muratura (scuole, strutture
sanitarie, uffici) distrutti e, cosa ancor più grave nell’immediato,
della distruzione del 70% delle riserve alimentari e sanitarie.

10 BAMBINI SAHRAWI A ROMA

Chi siamo noi
“NOI” siamo un gruppo di ragazzi che nel 2004, assieme ad altri, ha
svolto volontariato presso il Borgo Don Bosco nel progetto di
accoglienza di bambini Sahrawi. Il contatto con i bambini ci ha
stimolato ed incuriosito parecchio e ci ha spinto ad approfondire
meglio la storia tormentata di questo popolo e, quindi, ad
impegnarci con un po’ più di assiduità, per promuoverne la
conoscenza a Roma. Con estrema semplicità, abbiamo, quindi iniziato
a vederci ogni dieci giorni per conoscere meglio la realtà del
popolo Sahrawi e per promuovere e realizzare attività di
sensibilizzazione sul territorio. Nel marzo 2005 alcuni di noi sono
stati nei campi profughi, ad El-Ayoun in particolare, per rivedere i
“nostri” bambini ma soprattutto per toccare con mano una realtà che,
fino ad allora, avevamo solo “studiato”. Dopo un’esperienza così
forte, il nostro impegno è cresciuto….così tanto che siamo stati
proprio noi ad organizzare e gestire l’accoglienza di altri 10
bambini la scorsa estate….ed anche quella di quest’anno se vorrai
aiutarci!!!!!.

Chi è il Borgo Ragazzi Don Bosco
Il Borgo Ragazzi Don Bosco, sito in Via Prenestina 468, è un
istituto salesiano nato nel 1948 al confine tra i quartieri
Centocelle, Quarticciolo e Prenestino per rispondere alle esigenze
di migliaia di ragazzi orfani (i famosi “sciuscià”), vittime della
Seconda Guerra Mondiale. Da allora, animati dallo spirito di Don
Bosco, i salesiani ed i laici che vi operano cercano di offrire un
servizio educativo‑preventivo in favore dei giovani del quartiere,
che vivono, in molti casi, situazioni di seria emarginazione
sociale. Al momento, le principali attività organizzate all’interno
della struttura sono:
Ø
Centro
di Formazione Professionale.
Ø
Centro
Ricreativo Permanente,
più noto come “oratorio”.
Ø
Centro
Ricreativo Estivo,
generalmente nota come “Estate Ragazzi”, tre settimane in cui ai
ragazzi del quartiere viene proposto di sperimentare la vita
comunitaria attraverso le realtà del gioco, delle attività motorie e
manuali, dell’organizzazione di manifestazioni culturali etc…
Ø
Comunità
di Accoglienza per Minori
(Casa Famiglia).
Ø
“Movimento Famiglie Affidatarie”.
Ø
“Progetto semi-autonomia” nato per accompagnare tutti i ragazzi
maggiorenni (o prossimi alla maggiore età) già inseriti nella casa
famiglia.
Ø
Sportello “SOS ascolto giovani”.
Ø
Sportello di aiuto per la prevenzione dell’ usura.
Ø
Scuola
interculturale skoλé,
che offre sostegno scolastico pomeridiano a giovani stranieri del
territorio.
Inoltre,
nell’estate 2004 e 2005, il Borgo Ragazzi Don Bosco, in
collaborazione con l’ANSPS
e con la rappresentanza del Fronte Polisario
in Italia e grazie ai finanziamenti ottenuti dalla Provincia di
Roma, ha partecipato al progetto nazionale “Bambini Sahrawi
Ambasciatori di Pace” accogliendo 10 bambini Sahrawi per i mesi di
luglio ed agosto. La realizzazione del progetto ha ottenuto ottimi
risultati:
Ø
sensibilizzazione del territorio provinciale riguardo al problema
del loro popolo esiliato e dimenticato dall'opinione pubblica
internazionale attraverso convegni e serate ad hoc;
Ø
accoglienza di 20 bambini provenienti dal campo profughi di El Ayoun
ai quali sono state proposte attività ludico-ricreative di diverso
genere (sport, visite guidate, laboratori, gite, svago, ecc…) e
praticate visite mediche di base e specialistiche e, ove necessari,
opportuni approfondimenti e relative cure;
Ø
coinvolgimento di 20 famiglie del territorio (di cui 12 hanno
sperimentato affidamento part‑time dei bambini);
Ø
partecipazione attiva di 60 persone tra volontari ed educatori.
La sensibilizzazione ha prodotto, inoltre, il coinvolgimento della
congregazione dei “Fratelli delle scuole cristiane” di Roma, che
dalla scorsa estate ha iniziato attivamente ad organizzarsi per
ospitare altri 10 bambini Sahrawi sul territorio romano.
L’impegno del Borgo in favore dei Sahrawi è continuato anche nei
mesi invernali. In collaborazione con l’ANSPS, l’ARCI nazionale e la
rappresentanza del Fronte Polisario in Italia, nel corso del 2005 e
del 2006 si sono realizzate campagne di sensibilizzazione,
organizzazione di eventi, raccolta fondi e viaggi di conoscenza nei
campi profughi algerini, con visite ai bambini accolti in estate ed
alle loro famiglie.
Che esperienza ti proponiamo!
Accoglienza nei mesi di Luglio e Agosto di 10 bambini provenienti
dai campi profughi Sahrawi in Algeria
Ti
chiediamo “solo” di accompagnare i
10
bambini Sahrawi che saranno accolti nei mesi di Luglio ed Agosto in
diverse strutture sul territorio della provincia di Roma e nel
Lazio, lungo lo stimolante (speriamo!!) percorso di massima che
abbiamo tracciato per loro e che di seguito ti spieghiamo. Come
vedrai, il cammino è tutto ancora da definire…..conosciamo l’inizio,
la fine e le tappe intermedie, ma saranno la fantasia, l’entusiasmo,
l’intraprendenza ed il coinvolgimento di ciascuno di noi ad
arricchirlo il più possibile, individuando attività da realizzare,
posti da vedere, esperienze da vivere!!!!

Durante il mese di Luglio i bambini saranno ospitati a Roma. Sei
educatori, lavorando a turni, garantiranno una presenza costante con
i bambini, e li accompagneranno nelle loro attività quotidiane
(partecipazione ad Estate Ragazzi, giochi, gite, sport, visite
mediche). Nel loro lavoro, gli educatori saranno aiutati da uno
staff di volontari che, con un impegno meno pressante da un punto di
vista temporale e coerente con le loro disponibilità, offriranno la
loro collaborazione. Nei fine settimana, i bambini verranno accolti
presso le famiglie affidatarie formate, sperimentando la vita in una
famiglia italiana. Al fine di garantire e monitorare una adeguata
pianificazione e svolgimento delle attività con i bambini e di
sensibilizzazione si terranno con cadenza bisettimanale incontri di
verifica e di condivisione con educatori,
coordinatori, volontari, famiglie e l’accompagnatore Sahrawi.

Dall’1 all’11 agosto (date da confermare), il gruppo di
bambini sahrawi, l’accompagnatore, due/tre educatori ed alcuni
volontari si trasferiranno in una località di mare. Durante il
soggiorno, compatibilmente con le energie dei bambini, verranno
organizzate gite al mare ed altre escursioni, mirate a sfruttare le
opportunità ludico-culturali offerte dall’area. Le serate saranno
organizzate dagli educatori all’interno della struttura oppure, ove
si presentassero simpatiche iniziative nel paese, all’esterno. Dal
12 agosto fino a qualche giorno prima della partenza (date da
confermare), i ragazzi, l’accompagnatore e due/tre educatori ed
alcuni volontari si trasferiranno presso una seconda struttura in
zona collinare. Durante il soggiorno, compatibilmente con le energie
dei bambini,
verranno
organizzate passeggiate ecologiche ed escursioni di vario genere. Le
serate saranno organizzate dagli educatori all’interno della
struttura oppure, ove si presentassero simpatiche iniziative nel
paese, all’esterno.

Nei giorni precedenti alla partenza, i bambini torneranno nella
struttura di accoglienza a Roma per organizzare il rientro nei campi
e per salutare tutte le persone incontrate nei due mesi di
permanenza.