Quando la fede si manifesta con le opere - 3
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Due
"giornali" fa avevo presentato una iniziativa della
Associazione Gianluca Felici onlus: la fede che non deve
finire a chiacchiere, ma sfociare in uno stile di vita che
operativamente, concretamente, dimostri che l'amore verso Dio ha
una unica concretizzazione: l'amore verso i fratelli.
Quella che segue è la testimonianza di Giacomo che, insieme a
Rinaldo e Silvia del Gruppo Missionario della Parrocchia romana
di San Policarpo, per il secondo anno consecutivo sono andati in
missione a Vau Dejes in Albania.
Leggiamo con
attenzione e "lasciamoci provocare"....
Paolo

Anche quest'anno Silvia,
Rinaldo ed io siamo tornati a fine maggio in Albania.
Poiché l'aspetto principale della
nostra esperienza era l'animazione missionaria dei ragazzi,
abbiamo organizzato le varie attività evidenziando ogni giorno
uno degli aspetti che rappresentano i fondamentali valori per
ogni società: la famiglia, l'amicizia, l'amore, il perdono,
l'apertura al mondo e alle diverse culture, anche all'interno
della Chiesa. Così abbiamo fatto disegnare ai ragazzi la loro
famiglia, mimare il lavoro dei loro genitori e con alcuni giochi
particolari abbiamo cercato di trasmettere l'importanza di avere
degli amici per conoscerli meglio e aiutarli. Nell'ultimo giorno
Suor Tina e Denada hanno spiegato il significato della Missione
della Chiesa nel mondo e i ragazzi divisi in 5 squadre dei 5
continenti si sono duramente sfidati in una piccola versione di
"giochi senza frontiere".

E' evidente come anche in questo
caso il divertimento di tutti non era scisso da un significato
molto semplice da cogliere, ma essenziale per la crescita di
quei valori di solidarietà e pace di cui c'è tanto bisogno.
Non sono mancate le partite di
calcio con le divise proprio come l'anno scorso, con le coppe e
le medaglie per tutti e le foto di rito. E questi sono stati tra
i momenti di maggiore entusiasmo.

E poi abbiamo visto la
costruzione quasi ultimata del capannone che dovrà accogliere la
scuola di falegnameria e devo sinceramente confessare che
forse tutti noi, anche nel nostro Gruppo Missionario e nella
comunità parrocchiale, non ci siamo ancora davvero resi conto
dell'importanza e della bellezza di quest'opera.
Conoscendo
più da vicino il signor Alvaro, vedendo la sua dedizione al
lavoro, la sua simpatia e anche il coinvolgimento
nell'iniziativa di alcuni ragazzi del posto, bisogna davvero
dire che si tratta di una grande opera cha va sostenuta di più,
molto di più di quello che in piccola parte stiamo già facendo.
Infatti le prospettive che si aprono sono grandi e possono
significare davvero una svolta nella cittadina.
Non
è forse questa promozione dello sviluppo sociale e delle singole
persone l'esempio migliore di una vera e autentica presenza
missionaria?
E il dono della propria
"arte" e della propria vita che il signor Alvaro fa andando a
vivere in Albania, l'adesione di altre persone che spuntano qua
e là dandosi da fare per aiutarlo, come l'ing. Paolo e altri,
non sono forse questi i segni più evidenti di una Presenza
provvidenziale tanto vicina da commuovere anche i più scettici?
In questo secondo viaggio in
Albania ho imparato ancora di più che la Missione è un "duro
mestiere" perché ogni giorno ci sono problemi da affrontare,
difficoltà impreviste, relazioni e situazioni per niente facili
da gestire e poi si deve combattere con la propria stanchezza e
con i dubbi che possono sorgere se quello che si sta facendo ha
davvero un senso.
Quest'anno abbiamo conosciuto
meglio don Carlo, un missionario "Fidei donum" della
Diocesi di Reggio Emilia. Già l'anno scorso mi aveva colpito, ma
questa volta ho parlato di più con lui e mi ha spiegato la sua
"Opera" a Gumsice, un posto davvero "dimenticato" e
sperduto tra le montagne. Eppure i suoi racconti dei primi tempi
in questo luogo, delle lunghe camminate a piedi, persino di
notte, e delle testimonianze coraggiose di fronte a soprusi e
ingiustizie mi hanno fatto capire davvero chi è il missionario.
Ancora più eloquenti poi i suoi
occhi, quando, parlando di Gesù o raccontando un fatto vissuto
di fede semplice e umile, si commuoveva: si capiva allora di più
che è un uomo profondamente innamorato di Cristo e della Chiesa!

Anche la processione mariana del
31 Maggio è stata un'altra esperienza di fede popolare. Donne,
giovani, bambini, anziani, sacerdoti e il vescovo erano lì per
pregare e lodare la Madre di Dio e poi singolarmente quasi tutti
si raccoglievano in preghiera davanti alla statua della Vergine
o all'icona della Madre del Buon Consiglio.
E poi la festa, le canzoni e le
filastrocche dei bambini, alcune molto significative perché
raccontavano la storia degli anni del Regime oppressivo anche
verso Colei che secondo la profezia del Magnificat "tutte le
generazioni" avrebbero chiamato "Beata!". La profezia, a quanto
abbiamo visto, non si è dispersa nonostante gli orrori della
dittatura comunista.

Davvero mi sento di ringraziare
suor Tina che più di tutti ha voluto che ancora una volta
fossimo suoi ospiti, credo non soltanto per l'aiuto che abbiamo
dato, che comunque è sempre poca cosa, ma forse anche per farci
capire l'importanza di donarsi agli altri e di costruire la
propria vita secondo il Vangelo.
Ripensando a quei momenti in cui avevamo diverse vedute su
come organizzare la giornata, ho potuto constatare quanto conta
nella missione che gli stessi operatori collaborino insieme e
con armonia per capirsi e aiutarsi proprio come suor Tina ha
fatto con noi.
Ricordo anche suor Angela per
l'entusiasmo nella sua vocazione anche se lei forse negherà e
dirà che sto esagerando, e Denada, che lasciava con un po' di
amarezza la sua terra, la sua casa, madre, padre e fratelli per
seguire la sua vocazione.
Infine vorrei ringraziare
l'Associazione Gianluca Felici.

Sono davvero contento che, come
Gruppo Missionario parrocchiale, abbiamo voluto essere di
sostegno ai progetti che persegue e credo che potremmo fare di
più, affinchè questa piccola luce di opere buone possa
risplendere sempre tra le donne e gli uomini delle missioni che
essa sostiene a lode e gloria di Dio nostro Padre.
Giacomo
